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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

“Fare soldi” sugli incidenti; chiamalo scandalo se ti va, ma non è una sorpresa…

di Maurizio Caprino

Non ci voleva molto a capire che qualcosa non tornava nella storia della Ambiente e Sicurezza, l’azienda cui il Comune di Roma aveva affidato il servizio di ripristino della viabilità dopo gli incidenti, ora sotto inchiesta: il fondatore è noto da tanti anni agli addetti ai lavori per le sue iniziative tra il fallimentare e il poco chiaro.

Io stesso, che sono solo un giornalista, ne avevo sentito parlare per il progetto Securvia (ricordate quei pali trasmittenti messi in alcune zone d’Italia 25 anni fa per segnalare i punti pericolosi a chi avesse comprato uno scatolotto ricevente da mettere a bordo?) e un’iniziativa di metà anni Novanta per gestire ciò che era ingestibile (il censimento e la rivendita dei veicoli sequestrati e confiscati).

Avventure finite come ci si poteva attendere.

Nonostante questo, l’imprenditore che le ha lanciate ha continuato a operare e aveva convinto anche il Comune di Roma nel 2008. La Procura sta cercando di capire se fosse solo per la sua affabulazione ciociara o per qualche altra ragione poco lecita (come contributi o vere e proprie tangenti).

Di certo so che chi aveva chiesto come si finanziassero i servizi svolti dall’azienda non ha ottenuto risposte convincenti e che i lavori erano di fatto a carico di chi era coinvolto nell’incidente.

Questo però non è necessariamente illecito: normalmente, anche l’ente proprietario della strada alla fine fa pagare gli interessati, anche se in una forma diversa (fa arrivare il conto all’assicurazione che copre il responsabile del sinistro). L’importante è che la richiesta di risarcimento riguardi chi provoca il danno e qui casca l’asino: Sicurezza & Ambiente avrebbe chiesto i danni anche ai genitori di un ragazzo morto per colpa della strada.

Ci sono poi altri due problemi.

Il primo è la reale qualificazione e onestà di chi svolge il servizio. Il caso-Roma non è il primo: a parte il fatto che l’azienda in questione opera anche altrove, i dubbi riguardano il settore il generale. Per esempio, anche a Bari da dieci anni ci sono dubbi sul Consorzio Sigi, cui la Provincia si è affidata. E un anno fa sono stati arrestati i titolari, con l’accusa di aver addirittura inviato all’ente fatture per lavori mai fatti.

Il secondo problema è l’effettiva necessità degli interventi davvero svolti. In più di un caso all’automobilista sembra che il personale arrivi solo per constatare l’accaduto e cincischi un po’ sul posto, tanto per giustificare un ruolo che però poi nella realtà non svolge (perché non vuole, perché non può o, semplicemente, perché in quell’incidente non ce n’è la necessità).

Ovviamente l’automobilista non ha le competenze tecniche per capire. Ma il sospetto resta. Ed è l’ente proprietario della strada a dover controllare. Lo fa davvero?