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Alla ricerca del pomodoro cinese! Viaggio sugli gli scaffali del supermercato

In questo video Roberto La Pira decodifica le etichette di passata acquistate al supermercato alla ricerca vana di pomodoro cinese.

un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare

Il pomodoro cinese è una minaccia sbandierata in modo strumentale da Coldiretti e da noti rappresentanti delle istituzione per dimostrare la necessità di difendere il made in Italy. In realtà le conserve vendute sugli scaffali dei supermercati sono per la stragrande maggioranza ottenute da prodotto italiano.

È vero che importiamo da Cina, California, Grecia e altri Paesi, bidoni da 100-200 kg di triplo concentrato di pomodoro, ma si tratta di quantitativi non così rilevanti se paragonati con la produzione di concentrato made in Italy. In ogni caso si tratta di materia prima in regola con le norme igienico-sanitarie europee, sottoposta a regolari controlli doganali che non si discosta molto dal prodotto italiano, salvo il prezzo inferiore.

Ma la realtà volutamente taciuta è che il concentrato di pomodoro cinese, viene acquistato e rilavorato da una decina di aziende conserviere italiane nel periodo invernale, per produrre tubetti e vasetti destinati ai paesi africani e ad aziende europee per le bottiglie di ketchup, per i sughi pronti e altri prodotti dove il pomodoro risulta un ingrediente minore.

Le confezioni di pelati, le bottiglie di passata e di polpa vendute in Italia contengono il 100% di prodotto italiano, come scritto in etichetta. La raccolta del pomodoro fresco per la trasformazione è più che sufficiente a coprire la necessità delle nostre imprese che lavorano solo materia prima italiana. In media si trasformano ogni anno circa 50 milioni di tonnellate di prodotto fresco e il 60% viene esportato.