in sintesi un articolo di Fabio Todaro che leggo su Il Fatto Alimentare
In uno degli Stati più poveri dell’India, grazie all’impegno di alcuni agricoltori, si sono ottenuti raccolti di riso da record, senza il ricorso a sementi ogm e all’impiego di erbicidi. Nel giro di poco tempo, coltivazioni dalla scarsa produttività hanno dato origine a raccolti annuali di oltre 22 tonnellate per ettaro.
Il risultato è stato raggiunto da Sumant Kumar, un agricoltore abituato a vivere con fatturati striminziti: non superiori a 4-5 tonnellate per ettaro all’anno. E gli è anche valso un importante riconoscimento: il premio “Krishi Karman”, ricevuto dal Presidente indiano Mukherjee. Quanto accaduto è frutto dell’applicazione di una recente tecnica di coltivazione del riso: il System of Rice Intensification (Sri).
La fruttuosa metodica, scoperta e introdotta in Madagascar tra gli anni ’80 e ’90 dal prete gesuita francese Henry De Laulaine, aveva da subito evidenziato un potenziale di crescita interessante. Negli anni i suoi benefici sono stati riscontrati in cinquanta Paesi, dall’Asia all’America Latina. Aumento della resa, riduzione della sementi e dell’uso di prodotti chimici, risparmio di acqua: fattori non indifferenti, per chi deve coniugare esigenze nutritive e di produzione.
Senza dimenticare la forza delle industrie multinazionali degli ogm che, mettendo in commercio semi brevettati, pongono spalle al muro i produttori. E l’India, assieme agli Stati Uniti, è tra le nazioni in cui è sempre più difficile trovare agricoltori autonomi.
Come si può produrre riso in quantità e tutelare l’ambiente? Kumar ha innestato le piantine sbocciate da una settimana, senza attendere i venti-trenta giorni delle produzioni tradizionali. Così le radici non si sono danneggiate e la densità massima per metro quadro è stata di sedici piante. Il suolo, sempre mantenuto umido, ha permesso la vita dei batteri aerobici. Abbondanti nutrienti sono stati forniti esclusivamente attraverso il compost, compreso il letame animale.
Di fronte a un risultato di tale prospettiva, le autorità indiane sono rimaste basite. Dopo le opportune verifiche condotte dai ministeri e dalle università della capitale dello Stato, hanno preso atto: era tutto vero.
Dunque una nuova rivoluzione verde potrebbe essere alle porte, vista la riduzione di utilizzo d’acqua e di emissioni. E magari non fermarsi al riso: anche le patate, nel distretto di Nalanda, quello di Sumant Kumar, si stanno moltiplicando. Il riscontro dimostra come sia possibile soddisfare la domanda quantitativa di cibo senza fare ricorso agli ogm