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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Ciclista al centro dell’autostrada in piena notte. Attenti, capita anche questo

Questo episodio è fuori da ogni logica e, spero, abitudine, tuttavia è abituale trovare ciclisti, (talvolta neanche in fila indiana) nei vari tunnel sulle Statali, cosa permessa, certo, ma sempre senza luci e/o indumenti riflettenti.

Senza dimenticare i ciclisti (senza luci, ovvio) che transitano sul cavalcavia di Monte Ceneri, a Milano; cavalcavia con transito riservato alle auto e limite di velocità a 70 kmh.

Ops, ho scritto transito riservato alle automobili? Utopia, visto che ci passa di tutto, sotto l’occhio dei vigili…

di Maurizio Caprino

Come vi sentireste se in piena autostrada, alle quattro di notte, aveste appena il tempo di scorgere un’ombra al centro della carreggiata, sentiste un tonfo e scopriste che avete appena investito un ciclista?

Certo, è una cosa molto improbabile, ma non impossibile: è successo nella notte fra sabato e domenica, in mezzo alle mille curve dell’A7, quando scavalca l’Appennino e si tuffa su Genova.

Accorgersi per tempo del pericolo era impossibile: come vedete qui sotto, la bici era nera e senza luci. Né ci si può affidare alla tecnologia di bordo: solo le ultimissime Volvo (presentate proprio il mese scorso) hanno un’evoluzione dei sistemi anticollisione che “vede” anche i ciclisti e anche le pochissime auto di lusso (Bmw e Mercedes grosse) che ha visori notturni avrebbero avuto difficoltà, visto che eravamo in mezzo alle curve.

Nuova immagine

Ma, soprattutto, il ciclista non aveva nemmeno uno straccio di giubbino riflettente. Che è obbligatorio da ottobre 2010, ma questo è solo un dettaglio: avrebbe dovuto utilizzarlo una persona risultata ubriaca fradicia (2,60 di tasso alcolemico, quasi roba da coma etilico). Così non stupisce che abbia avuto l’incoscienza di imboccare l’autostrada.

Attenzione: questo ciclista non se ne stava buono sulla destra, ma pedalava a cavallo della mezzeria. Secondo la Polizia stradale, era perché probabilmente le righe tratteggiate erano l’unico elemento che il ciclista ubriaco era in grado di distinguere e seguire.

Se quel ciclista è finito per terra riportando solo un’escoriazione al viso, è stato un miracolo. Probabilmente dovuto alla bassa velocità tenuta dall’automobilista che lo ha colpito (evidentemente di striscio) e al fatto che a quell’ora non passava nessun altro.

Una lezione da ricordare per capire che cosa può accadere anche in un luogo tradizionalmente protetto come l’autostrada. E non è la prima volta che succedono cose del genere. Questo si aggiunge ad altri episodi che fanno riflettere. Nonostante la Cassazione sia incline a considerare l’autostrada come se fosse una pista.

Fino a quando l'”intruso” è un pedone, sembra difficile addebitare una responsabilità.