Un paio di giorni fa, nel post L’auto che risparmia e inquina meno? Ecco come sceglierla (in teoria) facevo notare come le norme di omologazione forniscano dati sui consumi (e quindi sulle emissioni) totalmente falsati, a danno dell’automobilista e dell’ambiente.
Ed ecco qua un articolo de il Fatto Quotidiano che cade a fagiolo…
> Ringrazio Giuliano B. per la segnalazione.
Il colosso di Wolfsburg ammette di avere falsificato i dati grazie a un software che entrava in funzione solo durante i test.
Oltre alla sanzione, potrebbe partire una causa penale, così come è possibile una class action miliardaria. Coinvolti 482mila veicoli, nel periodo 2009-2015. Il titolo perde più del 20% sulla borsa di Francoforte.
Secondo l’Epa, il gruppo aveva impiegato un particolare software che permetteva di ottenere dati in linea con i parametri richiesti per i veicoli a gasolio solo nel corso dei test, mentre nella guida reale le emissioni reali potevano superare fino a 40 volte quelli dichiarati.
(Leggi anche: Nuove auto diesel: 9 su 10 non superano gli standard UE su NOx)
Volkswagen ha ammesso la contestazione (“i fatti sono veri”).
Si tratterebbe di una violazione del “Clean Air Act”. Cynthia Giles, portavoce dell’EPA, ha già stigmatizzato il comportamento del costruttore tedesco.
Parlando del software, ha dichiarato che “impiegare simili metodi per aggirare i parametri sulla protezione ambientale è illegale e significa mettere a rischio la salute pubblica”.
lettura integrale qui: Volkswagen, maxifrode sulle emissioni ambientali. Rischia multa da 18 miliardi – Il Fatto Quotidiano
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Sulla questione del perché questo software non sia stato individuato e denunciato da case concorrenti, onestamente non so a quale ipotesi credere.
La risposta più logica e immediata FORSE potrebbe essere: non conviene ad altre case denunciarlo perché anch’esse hanno sistemi analoghi o simili e si innescherebbero controlli a tappeto. Ciò spiegherebbe anche l’insolita circostanza per cui VAG sarebbe l’unica industria che non riesce a progettare e mettere sul mercato motori diesel rispettando le normative.
Una circostanza che è sì strana, ma d’altra parte non impossibile da credere. Può benissimo essere che VAG abbia deciso a suo tempo di non destinare tot risorse al settore R&S per far sottostare i propri motori alle normative, destinandole quindi ad altri obiettivi, mentre i concorrenti – tutti o quasi tutti – avrebbero speso di più per adeguarvisi (nota: e infatti più di un costruttore ha esitato e ritardato la messa in commercio di diesel in USA proprio per difficoltà/costi di adeguamento).
E allora perché non denunciare il software? Da escludere che non sia stato rilevato, perché in controlli interni approfonditi salterebbe fuori. Forse un’altra risposta è che ai concorrenti non converrebbe così tanto far aprire un tale scandalo anche avendo la coscienza pulita. Vero che VAG subirebbe un calo d’immagine e pesanti sanzioni di vario tipo, ma il calo d’immagine si estende in generale un po’ a tutto il settore, come testimoniato dal crollo delle azioni di tutti i principali costruttori, anche se di parecchi punti percentuali in meno.
Inoltre, vero che VAG è un concorrente, ma in un mondo così interdipendente, rischiare di affossare un gruppo così forte e radicato, rischia di incidere su un’ampia struttura produttiva di contorno e sull’indotto da essa sostenuto, con conseguenze sulla crescita economica generale che non so quanto sarebbero ben accolte dai concorrenti stessi; in altre parole, ok che si danneggia un avversario, ma l’avversario non opera su Marte in un mondo del tutto estraneo. Le eventuali quote di mercato guadagnate dai concorrenti – tema aleatorio e tutto da definire – sarebbero state per loro un incentivo sufficiente per intervenire?
Ripeto, non so a quale ipotesi credere. Certo è che si sta assistendo a livelli di trasparenza estremamente bassi e preoccupanti.
Il governo tedesco era a conoscenza dell’esistenza di sistemi di manipolazione dei test. E anche Bruxelles. La prova in una risposta a un’interpellanza dei verdi.
leggi: http://www.lettera43.it/politica/volkswagen-il-governo-tedesco-sapeva-della-truffa_43675216351.htm
Berlino sapeva delle truffe Vw. Ora scarica le colpe sull’azienda. Ma si appanna l’immagine di Merkel. Disposta a tutto per tutelare il potere economico tedesco.
leggi: http://www.lettera43.it/economia/aziende/caso-volkswagen-ora-il-governo-merkel-rischia_43675216393.htm
Scrive oggi Paolo Attivissimo (http://attivissimo.blogspot.it)
Secondo le stime del Guardian, l’inganno perpetrato dalla casa automobilistica rischia di aver prodotto quasi un milione di tonnellate di emissioni di ossidi di azoto (NOx), grosso modo quanto ne producono tutte le centrali elettriche, le auto, le industrie e l’agricoltura del Regno Unito.
E questo in un paese, gli Stati Uniti, nel quale le auto diesel sono il 3% dei veicoli privati. Se lo stesso trucco fosse stato adottato in Europa, dove le auto diesel sono circa la metà del totale, l’inquinamento risultante sarebbe a livelli difficilmente immaginabili.
Il problema è che probabilmente questo trucco è stato adottato anche in Europa, e non solo da Volkswagen ma anche da altre case automobilistiche: lo indicano le analisi dell’atmosfera, che continuano a rilevare livelli di NOx più alti di quelli attesi.
Questo suggerisce una domanda: oltre a Volkswagen (e quindi Audi, Bentley, Bugatti, Lamborghini, Porsche, SEAT, Škoda), quante altre case automobilistiche stanno barando e inquinando ben oltre i limiti di legge?
Ce ne sarebbe anche un’altra: come mai nessuna delle case automobilistiche concorrenti, che comprano regolarmente le auto dei rivali per analizzarle e studiarle in ogni minimo dettaglio e che avrebbero molto da guadagnare nel denunciare una violazione gravissima come questa da parte di un concorrente, ha denunciato questo trucco?
I parametri di Maastricht, i trattati della EU, Schengen, la corruzione di Siemens e ora i mastrussi di VW (la lista non e’ esaustiva). Per i tedeschi le regole esistono solo quando a rispettarle devono essere gli altri, o fino a quando fa comodo a loro.
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sicuri si diventa, Ride Safe.
E poi dicono di noi italiani che siamo furbi; parafrasando il tuo “italioti”: ma bravi i tedescalioti!