Per definizione, la cantina vitivinicola tradizionale è un edificio energivoro: necessita infatti di cospicue quantità di energia elettrica per il funzionamento dei macchinari enologici e per il mantenimento di un microclima adeguato alla conservazione del vino.
Durante l’iter produttivo vengono inoltre impiegate ingenti masse di acqua e immesse nell’atmosfera sostanze nocive, riconducibili soprattutto all’anidride carbonica prodotta dai sistemi di riscaldamento e dai mezzi agricoli.
Le eco-cantine, al contrario, sfruttano le risorse intrinseche del territorio agricolo e gli scarti di materie prime provenienti dal processo vinicolo per creare un edificio completamente autosufficiente, perfettamente inserito nell’ambiente che lo ospita, senza impoverirlo o mortificarlo.
Il tema della cantina vitivinicola è complesso: si tratta di una realtà dove convivono attività produttive, agricole, relazionali e promozionali. Le esigenze da rispettare sono molteplici.
Legarle tutte seguendo il sottile filo rosso del risparmio energetico, ha stuzzicato la creatività e la fantasia di architetti di grido, esperti del settore e produttori.
L’energia necessaria per la produzione e per il mantenimento del microclima essenziale alla conservazione, può essere direttamente tratta dalle risorse naturali: questi edifici, per definizione, nascono in aperta campagna dove l’apporto del sole , del vento e del naturale calore della terra non sono irrilevanti.
Tutte le eco-cantine traggono da pannelli fotovoltaici e sonde geotermiche la maggior parte dell’energia che viene impiegata durante il processo produttivo. Il restante fabbisogno energetico viene spesso alimentato dalla combustione delle biomasse generate dagli stessi vigneti, come i residui organici delle operazioni di potatura.
Il rispetto del microclima indispensabile per la conservazione del vino viene ottenuto….
Continua la lettura qui: Eco-cantine: bianco o rosso, basta che sia green! | Rinnovabili