La cosa più naturale quando ti serve un taxi è chiamarlo.
Se un taxi è attrezzato per il trasporto di persone con disabilità, ovvero che si muovono in carrozzina, ti aspetti che possa portarti ovunque desideri, cioè che non ponga vincoli di circolazione del tipo: «Qui non possiamo arrivare perché è un’area chiusa al traffico».
Soprattutto se la zona dove devi arrivare è l’aeroporto di Linate, che, quantomeno sulla carta, offre un accurato servizio di accoglienza alle persone con problemi di mobilità.
E invece capita che chiami il taxi per programmare un trasporto e ti senta dire: «Guardi, a Linate non possiamo parcheggiare negli stalli per persone con disabilità».
Ma come, questo non è il Paese della sosta sfacciata nei parcheggi riservati? Possibile che gli unici zelanti siano i tassisti?
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane, cantava Bersani…
Il tassista, come chiunque altro, ha diritto a fermarsi nei parcheggi riservati se resta a bordo del veicolo per poterlo rimuovere immediatamente e se si ferma per far salire o scendere qualcuno.
Allora di cosa stiamo parlando?
Il cliente, costringendo il tassista a fermarsi nel parcheggio solamente il tempo per salire o scendere, avrebbe dovuto essere condotto a destinazione.
Il servizio taxi avrebbe dovuto saperlo e così chiamo in Comune.
L’operatore del numero unico non si capacita che sia possibile qualcosa del genere e mi suggerisce di chiamare in aeroporto. Lo faccio interpellando il servizio aeroportuale di Linate per persone disabili o con mobilità ridotta.
E trovo il bandolo della matassa…..
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I commenti sono chiusi.
Che Paese da schifo che è diventato l’Italia.
Va’ da se che se ho a bordo un disabile ho automaticamente il diritto di utilizzare i parcheggi anche senza permesso.. ma no, bisogna per forza alimetare la macchina burocratica.
E lo spasso è che non è il Comune a richiederlo, ma l’aeroporto… che oltre agli aerei, ai bagagli e ai terroristi non dovrebbe occuparsi di altro.. ma vabbe.