La storia che ha cambiato la vita di Paul Casey è semplice: un amore finito, il primo, che non ha mai smesso di perseguitarlo.
Paul incontra Susan al tennis club, un’estate, tornato a casa dall’università. Ha diciannove anni, lei quaranta.
Tutto intorno a lui sembra noioso e convenzionale: sono i primi anni Sessanta, i Beatles non sono ancora esplosi, la protesta studentesca è lontana e non c’è nulla da contestare.
Susan è originale, spiritosa, intelligente, diversa, e Paul inizia a frequentarla perché ha l’impressione di ribellarsi a qualcosa.
Ma lentamente scopre che la vita di quella donna nasconde sacche di ordinario squallore, ed essendo un idealista intriso di fantasie romantiche decide di “salvarla”, senza avere ben chiaro cosa significhi.
Rinuncia alla carriera legale e s’adatta a un lavoro d’ufficio, prova a inventarsi una vita stabile con lei. Ma non basta. A Susan serve molto di più, e Paul sceglie la fuga. E così facendo chiude per sempre la partita con l’amore.
Julian Barnes delinea con la consueta feroce dolcezza il ritratto di un uomo debole e disilluso e di una donna meravigliosamente fragile.
Lasciandoci alla fine con un dubbio irrisolvibile: è meglio avere amato e sofferto oppure essere rimasti al riparo dal dolore senza amare mai?