Per una serie di scelte sbagliate Stephanie Land, diventata madre da poco e costretta a fuggire da un compagno violento, precipita in uno stato di povertà assoluta.
Mentre lavora duramente per tirare avanti, pulendo i gabinetti dei ricchi, destreggiandosi tra una serie di lavori domestici malpagati, lo studio e il complicatissimo mondo dell’assistenza governativa, Stephanie scrive. E scrive le storie non dette degli americani sovraccarichi di lavoro e sottopagati.
Delle esistenze faticose dei poveri. In una società priva di reti di protezione familiare, all’interno della quale essere poveri equivale a essere colpevoli.
Ma Stephanie è caparbia, e scrivere le permette di sopravvivere alla propria orribile esistenza, e di immaginare un futuro.
E alla fine ce la fa: si laurea, viene accettata dall’Economic Hardship Reporting Project, istituto che aiuta a pubblicare giornalismo di qualità concentrato sulle diseguaglianze.
Memoir a lieto fine, non per questo “Donna delle pulizie” è meno potente.