
Trama: Giugno 1948. Saltati gli equilibri stabiliti alla fine della guerra, nel cuore dell’Europa si vanno configurando due blocchi contrapposti. Dopo l’immissione di una nuova moneta nel settore occidentale, i sovietici chiudono gli accessi alla città e Berlino Ovest si trova completamente isolata.
L’estate è arrivata e alcuni ragazzini giocano sulle rive della Sprea. Nell’acqua bassa notano qualcosa di strano. È una gamba mozzata. Qualche giorno dopo, da un ponte piovono interiora umane su una chiatta. In entrambi i casi, i testimoni affermano di aver visto una persona sospetta con una tuta blu. Anche il corpo di polizia viene diviso tra Est e Ovest, e a essere sorpresi a indagare al di fuori del proprio settore si rischia l’arresto. L’assassino, tuttavia, non rispetta confini.
Sotto il rombo incessante degli aerei che riforniscono il settore ovest, il commissario Oppenheimer si troverà presto ad agire nell’ombra, tra vecchi amici e nuovi nemici.
Opinione personale: Ho conosciuto il commissario Oppenheimer nel 1944 (Berlino 1944) ed è stato subito amore letterario, grazie alla maestria di Gilbers nel raccontare il periodo bellico prima, incluso l’equilibrio che deve trovare un ex commissario ebreo, ed il proseguo della vita di Oppenheimer, sempre a Berlino, negli anni del dopoguerra, con La lista nera e L’inverno della fame, ed ora arriviamo al 1948, con la Guerra Fredda in atto e quindi alle vicende criminali si aggiungono, oltre alla fame dei berlinesi anche le problematiche di una città sostanzialmente divisa in due blocchi, con due corpi di polizia, due monete diverse e, quindi, una vita estremamente complicata, che gli Alleati cercano di migliorare con l’inizio del Ponte arero per Berlino.
In questo libro la vicenda è imperniata su quello che oggi chiameremmo serial killer e facendo riferimento ad altre lettura, uno su tutti Bernie Gunther (di Philip Kerr), sembra che a Berlino tra il 1936 ed il 1945 si siano dati da fare parecchi assassini seriali particolarmente brutali, come se la violenza quotidiana, che fossero le bombe sganciate dagli inglesi oppure le torture della Gestapo, non fosse sufficiente. Siamo nel 1948 e ci troviamo alle prese con altri omicidi brutali, ma ancor più brutale è la messinscena degli omicidi stessi.
Nella mia classifica personale guadagna un Ottimo, (5* su Kobo) al pari di tutti gli altri libri di Gilbers, che non ha sbagliato un colpo, il che quando la serialità si allunga, non è facile, ma Ben Pastor insegna che la classe non è acqua.