I cantanti Mara Sattei e Mahmood si sono ritirati dal concerto di Capodanno organizzato dal comune di Roma ed altri hanno detto di ritenere la decisione del comune un atto di censura inaccettabile.
Mi sa che che cantanti hanno un concetto distorto di censura.
Per il concerto a Roma hanno protestato le femministe ed il sindaco Gualtieri ha recepito le loro ragioni, condivisibili visti i testi delle canzoni letti in questi giorni.
“Rispetto e amo tutte le donne e mi dispiace che qualcuno ancora pensi il contrario” (Tony Effe)
«Martina o Vanessa? Non mi ricordo, mi gira la testa. La porto a casa, le faccio la festa».
Notare il LE faccio la festa, non un “facciamo festa (insieme)
“Ti sputo in faccia solo per condire il sesso…”
“primo bacio, primo trip, caramelle nel suo drink”
Caramelle nel suo drink?
Spiegamela questa, perchè a me viene in mente quelli che drogano le ragazze a loro insaputa e poi…
Parla di rispetto per le donne?
Abbiamo parametri diversi.
A parer mio è importante cosa dici e come lo dici, come spiegavo anni fa, proprio dopo aver letto il testo di un’altra canzone, violento e sessista.
Se usassimo soldi pubblici per fare parlare sul palco dei neonazisti allora andrebbe bene?
Non dargli voce sarebbe una censura oppure una giusta difesa dei valori di una società che rispetta tutte le persone?
lui può fare dischi, rilasciare interviste, cantare ai suoi concerti, ma pagarlo con soldi pubblici è improprio.
Se andasse in una trasmissione Rai un altro personaggio sgradito a Noemi o altri cantanti, e facesse affermazioni offensive se non violente, sicuramente ci sarebbe lo sdegno unanime per aver pagato con soldi pubblici un personaggio che fa affermazioni sessiste, fasciste e via dicendo.
Non ha torto Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura con delega allo spettacolo dal vivo quando afferma che: “Non c’entra nulla, in questi casi, il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, che è sacro. C’entra invece il mostrare senso di responsabilità nel non diventare complici di spacciatori di violenza strapagati».
Nel 2011, Guè Pequeno alla domanda: “Epiteti e versi contro le donne, il meno volgare è La mia tipa è meglio se sta zitta. Molti la accusano di misoginia.”
Rispose che: Nei miei testi mi piace provocare. E poi descrivo solo la realtà: non ho inventato io la mercificazione della donna.
Vero, però se trovi che sia un aspetto negativo della società, potresti provare a combatterlo, proprio tramite i tuoi testi, soprattutto considerando che il rap ha nei più giovani il pubblico di riferimento.
13 anni dopo quell’intervista, dopo centinaia di femminicidi e migliaia di stupri, siamo ancora alle prese con canzoni violente e/o sessiste.
Ma se non dai voce a certa gente, è censura.
Sarà….