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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Noi donne, voi uomini…

Ho letto nei giorni scorsi un articolo di Daria Bignardi su Vanity Fair che parla di donne e che copio qua sotto.

La mia alta considerazione delle donne è nota, tuttavia dopo una prima lettura, nella quale ho apprezzato il racconto, ho riletto il tutto e mi sono reso conto che dietro ad un messaggio d’amore per il genere femminile, si celava una forte generalizzazione del mondo maschile che ho trovato fastidiosa.

Successivamente sono andato sul Blog della Bignardi per inserire un commento ed ho constatato che i commenti femminili erano tutti dello stesso tono e descrivevano l’uomo in maniera totalmente negativa.

Sono convinto che, togliendo testa e coda (come nella grappa) ovvero i personaggi maschili o femminili più negativi, così come le eccellenze, in effetti le donne abbiano spesso una marcia in più, ma questo non significa che gli uomini siano tutti ignoranti, rozzi e chissa cos’altro.

Usare un aggettivo (perturbante) per descrivere un linguaggio, la citazione di un personaggio letterario, la lettura di un libro in treno invece che di un quotidiano (se non della Gazzetta!!), come discriminanti per decidere chi è positivo e chi negativo, mi sembra un autogol.

A me ad esempio leggere in movimento da fastidio, per cui in treno me ne starei lì a guardare fuori dal finestrino e, udite udite, pensando

Ma forse ripensando alla donna che scrive: la donna quando cammina ha sempre lo sguardo concentrato, mentre l’uomo…forse uno che guarda fuori dal finestrino è un povero fesso, magari pure analfabeta…

Una lettrice scrive: voglio spezzare una lancia in favore del professore di teologia con cui ho piacevolmente conversato……durante l’ultimo viaggio in treno. Che cmq era un professore universitario, non uno qualunque….

Si badi bene: Non uno qualunque? Quindi è il titolo di studio che fa l’uomo (o la donna)?

Un’altra lettrice: Ho pochi amici maschi, ebbene sì, tra questi annovero anche mio marito, mi accorgo che nel fare un discorso entro più in intimità con un’amica che un uomo. Con le donne il discorso spazia su tutto, con l’uomo mi sembra di dire ovvietà.

Ma che siamo dei soprammobili parlanti, ma non pensanti?

Un lettore ha giustamente commentato: …è vero anche che Daria sbaglia a universalizzare una sua esperienza soggettiva, è come se io ascoltando conversazioni femminili su scarpe e vestiti o gossip ne concludessi che le donne parlano sempre e solo di quello. E sbaglierei.

Appunto. Se vogliamo gettare una luce negativa su uno che legge la Gazzetta (io non la leggo, per cui la cosa non mi tocca) allora non dimentichiamoci delle donne che leggono Chi o Novella 2000.

Ma sono ragionamenti da fare? Ho amiche che leggono un libro alla settimana ed altre che non leggono mai…le seconde valgono meno delle prime?

Come se poi l’uomo parlasse solo di donne & sport, così come se una donna non fossa libera di fare discorsi leggeri dal parrucchiere oppure in pausa pranzo…

Ma siamo seri, così facendo si alimenta ulteriormente la ruggine fra uomini & donne.

Sicuramente vero che un articolo di questo genere per un uomo dotato di buonsenso lo trova forse fastidioso, dice la sua (come faccio io) e passa oltre, ma sul Blog ho trovato anche un paio di commenti maschili, di uomini foderati di preconcetti verso le donne, che hanno solo trovato altri motivi per esprimere ragionamenti idioti.

La Bignardi commette, secondo me, un altro errore quando scrive: Quale gruppo di uomini, esclusi i presenti (voi, carissimi lettori maschi di questa rubrica, non fate testo), farebbe questi discorsi, su un treno, al mattino presto?

Forse leggere la sua rubrica è un punto a favore degli uomini, che così facendo dimostrano di essere intelligenti, acculturati o chissà che altro?

In casa sono io che compro Vanity Fair, lo leggo tutto, inclusa la rubrica della Bignardi, sono un uomo migliore per questo? Dubito, visto che a quanto pare lo legge anche il tipo che sul Blog ha scritto un tot di fesserie…per cui…

Comunicazione, conoscenza, confronto, discussione, su questo dobbiamo lavorare per vivere al meglio, insieme alle donne (e viceversa) e non contro di esse.

L’articolo poteva avere un’impostazione umoristica, un pò di sarcasmo feminile, un pò di autoironia da parte dei lettori maschili e sarebbe stato perfetto…

° ° °

di Daria Bignardi

Io amo le donne. Le amo proprio fisicamente. Quasi mi dispiace essere eterosessuale, quando mi succede, come oggi, di ascoltarne i discorsi su un treno regionale di seconda classe popolato solo da donne (chissà perché: dove sono tutti gli uomini a quest’ora di domenica mattina?).

Nei posti a sinistra del mio, oltre il corridoio, quattro ragazze tra i venti e i quarant’anni parlano di tutto. Non riesco a capire che legame ci sia tra di loro.

Colleghe? Insegnanti? Amiche che vanno a fare un giro? È uno di quei treni su cui si possono caricare le bici, può darsi. Oppure si sono appena incontrate? Chiacchierano con un ritmo costante, allegro… che bella conversazione fanno. Non è che origlio, ma sui treni si sente tutto. E loro hanno un bel tono di voce squillante.

Spaziano dal Festival di Internazionale di Ferrara dove programmano di andare il primo fine settimana di ottobre («È sempre così interessante, ed è gratis. Io dormo da un’amica di mia zia») a un libro che era nella cinquina dello Strega («Volevo comprarlo ma 20 euro, cavolo, vatti a far benedire: coi miei 1.100 al mese…»), all’Iran («Quando in un Paese ti fanno sentire in colpa per i tuoi desideri, non c’è democrazia»: frase da scrivere sulle magliette buttata lì dalla bruna con gli occhiali), al bambino che ha iniziato la terza e sembra nervoso («È dislessico. Ma la maestra è brava, ha tre figli anche lei. Mi sa che lo iscrivo a judo invece che a nuoto, quest’anno»), all’intelligenza linguistica («La badante russa di mia madre parla già italiano meglio di mia suocera»: risate di tutte le altre).

Io amo le donne. Quale gruppo di uomini, esclusi i presenti (voi, carissimi lettori maschi di questa rubrica, non fate testo), farebbe questi discorsi, su un treno, al mattino presto?

Al massimo, parlerebbero di politica, o di sport.  Starebbero zitti, o dormirebbero, o parlerebbero al telefonino, spippolerebbero sui tasti.

Bene che vada, leggerebbero un quotidiano (non ho scritto leggerebbero la Gazzetta, anche se l’ho pensato, vedi come sono buona).

Invece queste donne in maglietta del mercato, scarpe da tennis sfigate, una carina, l’altra meno, una pallidissima, una con l’accento veneto molto marcato, continuano per un’ora a parlare di tutto. Ma soprattutto di libri.

«Quel romanzo ha un linguaggio perturbante», fa la bruna carina. Perturbante! Se uno di voi ha mai sentito un uomo dire a un amico in treno che un libro è scritto con linguaggio perturbante, mi cerchi sul blog e gli pago la cena. Ma voglio la registrazione.

«Un’Agota Kristof dolce», sta dicendo la pallidissima. «Hai mai letto la Kristof?

Ecco, lui è una Kristof meno aspra, più dolce. E poi ha quegli occhi grigi… secondo te è sposato?» (Io, che conosco lo scrittore con gli occhi grigi e so quanto sia misogino, vedi rubrica della scorsa settimana, non vi dirò chi è: non se lo merita).

Adesso ditemi che nessun gruppetto è rappresentativo e che ho paragonato le donne del treno a maschi da barzelletta. Che le donne si amano e si difedono al di là della loro bravura, anche quelle cretine e noiose. Avrete ragione.

Ma io non riesco a togliermi dalla testa una cosa: queste donne meravigliose – e anche le altre meno meravigliose – che popolano e salvano e tengono in piedi un Paese che non le capisce, non le protegge, non le valorizza, non bacia i loro piedi calzati di scarpe da tennis sfigate come dovrebbe fare se recuperasse uno straccio di lucidità, queste donne meriterebbero molto di più. Io amo le donne.

19 commenti su “Noi donne, voi uomini…

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  2. Marina D.
    5 dicembre 2012

    Allora, dato che non ho alcuna simpatia per la Bignardi, anzi…..i commenti che potrei fare su quello che ha scritto sono troppo scontati.

    Io poi, che ho due maschi come migliori amici e che ho molto più feeling con gli uomini piuttosto che con le donne (proprio per il “tenore” dei discorsi), leggo la Gazzetta, mi piace il calcio ( ma leggo anche tanti libri, mi piace la storia, mi piacciono le riviste di economia e, nello stesso tempo mi piacciono anche tutte le serie “Crime” di Fox), leggendo quello che ha scritto lei mi vergogno per il genere femminile, che spesso perde occasioni per stare zitto.

    Anch’io ho una laurea ma non ho mai giudicato le persone (uomini o donne) dal titolo di studio. Conosco donne laureate maleducate, prive di sensibilità e super arroganti.

    Secondo me, il fatto che si dica sempre che le donne hanno una marcia in più, sono più intelligenti degli uomini, ecc. forse ci ha fatto montare un po’ la testa.

    A me dispiace solo vedere spesso tanti uomini succubi della donna che hanno di fianco, che detta legge e li tratta come fossero tappetini; questa cosa invece non succede quasi mai al contrario….perchè? …………

    Non sarò un po’ maschilista?

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  5. Paolo
    22 ottobre 2010

    Preciso che Paolo1984 sono sempre io.
    scusate.

  6. Paolo1984
    22 ottobre 2010

    Anche una che si fa il mazzo in fabbrica magari quando prende la tredicesima o nel week-end può pensare allo shopping.
    Una cosa non esclude necessariamente l’altra.
    Forse pochi uomini fanno l’uncinetto perchè hanno paura di passare per gay siccome tradizionalmente è considerata un’attività femminile.
    Ognuno ha il diritto di scegliersi il proprio medico chi lo mette in dubbio. Il mio medico di famiglia è donna e non me ne mai importato un tubo, grazie per aver riconosciuto che faccio bene a fregarmene.
    Qu8i la questione non è se ci sono donne che “fanno di tutto” è che donne e uomini hanno il sacrosanto diritto di avere hobbies e attitudini che vogliono senza sentirsi dire che sono “meno uomini” o “meno donne2 se le loro attitudini non sono quelle che la “tradizione” o “la società” si aspettano. Tutto qua.

  7. lorena
    21 ottobre 2010

    non voglio generalizzare e mi sembra di averlo premesso, probabilmente hai ragione le donne che conosco io pensano tutte allo shopping, magari quelle che conosci tu si fanno il mazzo in fabbrica. In quanto al medico ognuno credo abbia il diritto di sceglierselo come vuole, probabilmente se io preferisco “il pene” è perchè con “la vagina non mi sono trovata bene, cmq fai bene tu a”sbattertene”.
    In quanto agli hobbies (pur non leggendo romanzi so’ che al plurale si scrive così)
    non ho mai visto un uomo che come hobbies abbia l’uncinetto o la maglia (magari tu ne conosci)quindi secondo me una leggerissima distinzione c’è, pur riconoscendo il fatto che ci sono donne che come dici tu fanno di tutto.
    Ti ringrazio del consiglio ma i romanzi non li digerisco proprio.

  8. Paolo
    21 ottobre 2010

    Sì ma non è che mo’ tutte le donne pensano allo shopping e al gossip solo perchè quelle che conosci tu sono così. Non fare anche te le stesse generalizzazioni di Daria Bignardi.
    Io personalmente mi trovo bene con esponenti di entrambi i sessi basta che siano simpatici e intelligenti e me ne sbatto se il mio medico ha il pene o la vagina.
    Quanto alla storia della marcia in più, non esiste un sesso che ce l’abbia più dell’altro.
    Trovo poi discutibile parlare di hobby maschili e femminili: ci sono donne a cui piacciono la fotografia e le camminate e non sono “meno femminili” per questo motivo. Questo sessualizzare hobby e attitudini è davvero insopportabile.
    Penso poi che una donna e un uomo abbiano tutto il diritto di dare la priorità al lavoro, farsi una famiglia non è certo un obbligo, sono le leggi che dovrebbero aiutare i neogenitori a conciliare lavoro e famiglia oltre ad un cambio di mentalità che porti ad una maggiore condivisione del lavoro di cura.
    In Italia ci sono donne che sono costrette oppure si sentono “in dovere” di rinunziare al lavoro (e quindi all’indipendenza economica) per stare a casa con i figli, mentre analogo sacrificio non ci si aspetta che a farlo sia un uomo (quanto uomini prima di essere assunti si sentono chiedere se hanno intenzione di aver figli?).
    Ciò non toglie che ci siano anche uomini che aiutano in casa e accudiscono i figli.
    Un consiglio: leggi di più, romanzi intendo.

    Ciao

  9. paoblog
    11 ottobre 2010
  10. Francesco
    5 ottobre 2010

    Nella mia (comunque limitata, come evidentemente può essere una visione parziale) esperienza di vita, le donne con cui ho condiviso molto da vicino lo scorrere del tempo sono per lo più come quella che descrive Daria Bignardi e che viene ritratta nell’articolo del Corriere a firma di Paolo Di Stefano.

    Penso a mia mamma, alla mia ex-moglie Teresa, a qualche amica più vicina, finanche a S.: donne capaci, effettivamente, di fare mille cose in una giornata, di riempirsi la vita di impegni e riuscire, addirittura, a portarli a termine. Infaticabili, apparentemente indistruttibili.
    Un limite, un pregio.

    Per contro: io sono una persona incapace di coordinarmi fisicamente come mentalmente. Faccio sempre e solo, o almeno quasi, una cosa per volta.
    Un limite, un pregio, anche in questo caso.

    In entrambe le situazioni ci possono essere vantaggi e svantaggi: riuscire a far mille cose comporterà, inevitabilmente, trarre meno piacere.

    Inevitabilmente: ché anche se quelle mille cose si fanno godendosele, questo godere va comunque diviso per mille nell’arco di una giornata che, giocoforza, avrà sempre la durata di 24 ore. Però, si saranno realizzate mille cose, e anche fatte bene.

    Nello stesso arco di tempo, io avrò realizzato una sola cosa, probabilmente anche fatta male; ma avrò concentrato il piacere tutto su quella unica cosa. Volete mettere? Un piacere praticamente infinito, non fosse altro che dopo 24 ore la giornata comunque finisce.

    Guardo quella unica cosa realizzata, venuta anche male, e penso: diamine, quanto ho goduto! Non ho dovuto neppure dividerlo, questo piacere: massima concentrazione, come quel filare di vite con pochi grappoli che dà vino colorato e concentrato, ricco di zucchero, alcol, profumi e sapori.

    Chi sta meglio, nelle due situazioni: io non lo so. Voi: potete saperlo, voi? Non credo. Perché un giorno sembrerà di aver perso tempo appresso a mille cose, l’altro di complimentarsi con sé stessi per aver spalmato il piacere di essersi concentrati su un unico obiettivo lungo l’arco di un intero giorno; un altro giorno si è felici per aver portato a termine mille compiti, l’altro ci si deprime per non aver fatto bene neppure quella unica cosa…

    Ah, naturalmente: è un caso che io, uomo, non riesca a far più di una cosa al giorno e le donne della mia vita mille tutte assieme. Forse non proprio un caso: dicono che gli opposti si attraggano.

    Dicono che gli opposti si attraggano: il mio amico GianFilippo, infatti, porta a termine 350 cose al giorno, mentre sua mamma, sua moglie e sua cognata a malapena si dedicano a un unico interesse, sempre la stessa unica cosa al giorno.

    Io, però, non vado a dormire se non lavo tutti i piatti, dopo aver sparecchiato e spazzato cucina e sala da pranzo, fossero anche le due di notte e gli 8 invitati alla cena se ne siano appena andati.

    Mentre le donne della mia vita vanno a letto, dicendo: lascia stare, ché domani ci penso io; cosa sarà mai, aggiungere un impegno ai tanti della giornata…

    Il mio amico GianFilippo: non so né se sappia cucinare, né se sparecchi e lavi i piatti…

  11. Paoblog
    5 ottobre 2010

    leggendo l’articolo scritto questa settimana, sembra che la signora sia impegnata non in una campagna a sostegno delle donne, ma a demerito degli uomini…

    le donne lavorano di più, causa bambini, mariti, lavoro, ecc.. ok. vero, chi dice di no…

    vero anche che molti uomini sono talvolta una palla al piede (ma sono stati ben addestrati ad esserlo dalle mamme e, in certi casi, persino dalle mogli che poi, 20 anni dopo, si lamentano: qualsiasi riferimento a mia mamma è puramente volontario);-)

    ma trovo realmente seccante il fare di tutta un’erba un fascio…

    ad esempio quando scrive: perchè ad una cena tra amici si alzano a dare una mano solo le donne?

    ahò si vede che hai gli amici che ti meriti….

  12. paoblog
    30 settembre 2010

    E’ piacevole il sapere che vi propongo, continuino a maturare nella giornata (ed oltre) danto il via a riflessioni da condividere e confrontare.

    E’ proprio quello che voglio e so bene che non siete lì ad aspettare me per ragionare… 😉

  13. Miro
    30 settembre 2010

    Sono a Rimini, per la fiera di settore. Stasera me ne sono andato a correre per una decina di km sul mare, poi mi sono fatto fare un piatto di penne al sugo in un ristorantino e ora sono qui davanti all’albergo da solo e posso scriverti in tranquillità.

    Se ripenso all’articolo che ci hai proposto sento ancora montare la rabbia. Qui in albergo c’è un portiere di notte che ama filosofeggiare, ieri sera siamo stati fino alle tre a discutere di come la crisi economica globale sia anche e sopratutto crisi di valori.

    Stamattina invece, nello stand di XY, nel quale c’è anche un bar interno, ho passato una mezz’oretta col barista a parlare di Keith Jarrett e dell’importanza per il pianoforte moderno del concerto di Koln.

    Non sopporto più le generalizzazioni e gli atteggiamenti di superiorità, il mondo è pieno di cretini, ma anche di persone con il quale è un piacere discutere dei temi più disparati.

    Ridurre tutto ad un confronto tra sessi rivela una mentalità medioevale…penso non ci sia altro da aggiungere.

  14. Miro
    29 settembre 2010

    Ho trovato l’articolo brutto e scritto male, in linea con quello che mi aspetto dalla Signora Bignardi dopo aver visto qualche stralcio delle sue interviste.

    La tesi poi che la profondità dei discorsi che le persone sconosciute intavolino quando si incontrano per caso dipenda dal sesso delle stesse, mi ricorda molto (rovesciata) la concezione della donna che hanno alcuni miei amici Islamici.

    D’altra parte dalla prima conduttrice del Grande Fratello non è che ci aspettassimo una nuova teoria dell’evoluzione.

    Esistono solo le persone, alcune più profonde ed interessanti altre meno, ma tutte con un proprio universo interiore, compresa la Signora Bignardi.

  15. Nancy
    28 settembre 2010

    Cara Bignardi del tuo amore credo che tutte le donne possono anche farne a meno, quindi mi dissocio nettamente di come vedi gli uomini e soprattutto anche l’universo femminile. Il pensiero di un mondo globale condiviso con tutti e arricchito da tutti, senza preferenze tue personali di sicuro sarebbe più reale; perché in quel mondo ci sarebbe posto per tutti.

    Del tuo amore (mi ripeto) non ho ancora sentito la sua assenza e come tale vado avanti con la testa alta e orgogliosa di pensare in modo diverso a te.

  16. Paoblog
    28 settembre 2010

    Alcune mi hanno anticipato che risponderanno con calma.

    A prescindere dai commenti espressi finora, io so (mi è stato detto) di essere il migliore amico di alcune ed altre mi hanno detto di confidarmi cose che non direbbero al marito oppure di essere l’unico oltre al marito a sapere certe cose.

    E’ successo che un paio di amiche mi raccontassero nel dettaglio la loro giornata, che fosse via mail oppure al telefono, salvo poi porsi una domanda: Com’è che mi viene di raccontarti cose che non direi a nessun altro?

    E la risposta che si sono date è: Mi viene naturale condividere con te…

    Che sono? Speciale? Dubito. Ritengo di essere una brava persona, con un bel mucchio di difetti, ma anche un tot di pregi, in pratica sono uno come tanti.

    Che poi ci sia un bel lotto di stronzi in giro, mi sta bene, ma anche di stronze, per cui siamo in parità e palla al centro, come direbbero sulla Gazzetta 😀

    Non riesco a capire come si possa essere assolutisti ed intolleranti verso il genere maschile (e viceversa, ovvio).

    Si predica l’integrazione di questo e di quello e poi non siamo in grado di gestire i rapporti, personali o meno, con una persona di sesso opposto?

    °°°

    Domenica scorsa mentre facevamo una passeggiata lungo il Naviglio, abbiamo incrociato un gruppetto di donne over50 che parlavano fra loro (non dell’ultimo romanzo letto 😉 ) e Ro mi diceva che quando vede la domenica pomeriggio queste donne, sposate, che vanno in giro da sole, le fanno tristezza

    Io le ho chiesto scherzando: ma dove saranno i mariti? E lei mi fa: a guardare la partita, il gran premio, ecc…

    Poco dopo mi ha detto: io non sono come te, che hai tanti amiche/ci, però non sento la mancanza di un’amica, perchè sei tu il mio amico. Sei mio marito, ma sei anche mio amico. Se devo dire qualcosa, lo so che mi ascolti….

    Devo dire che mi ha emozionato e commosso… 🙂

  17. Spugna
    28 settembre 2010

    Prima di tutto è doverosa una premessa : la Bignardi mi irrita a prescindere, quindi faccio fatica a leggere quello che scrive.

    In questo caso ho fatto uno strappo alla regola per poter poi commentare.

    Faccio parte di quella categoria che preferisce conversare con gli uomini invece che con le donne. Le ho sempre trovate per la maggior parte superficiali, banali, ma soprattutto gelose ed invidiose.

    Fin dalla scuola elementare ho sempre legato con il sesso forte : pratici, diretti, spiritosi e soprattutto leali!

    E’ vero: anche gli uomini sono pieni di difetti, ma perché noi no?

    Che dire di più: Io amo gli uomini e le donne…. Salvo rare eccezioni…. Sono da cestinare. (escluse le Bloggers 😉 )

    P.S. Concordo su tutta la linea con i tuoi commenti!

  18. Francesco
    28 settembre 2010

    Non conosco molto bene Daria Bignardi, ho seguito poco il suo percorso di giornalista: una sua certa fama, per così dire, di persona arguta, decisa, ferma ma forte del dubitare…

    Insomma, intelligente: mi è arrivata formando in me una immagine positiva di questa donna. Non so se è una impressione giusta o meno, la mia idea di Daria Bignardi giornalista e persona: però, forse, non conta. Non contano, ovvero, i curriculum e le esperienze fatte, realizzate, scritte.

    Conta, ora, il singolo pensiero, decontestualizzato dalla persona, dalla sua storia, dal suo curriculum.

    Conta, dunque, questo articolo. E i commenti, magari, riportati nel blog.

    Non sembra essere scritto, questo articolo, in forma ironica, comica, satirica. Però, forse, ha il sapore di una provocazione nata da un momento di buon umore.

    Parrebbe un paradosso, forse lo è, forse no: però stare bene, viaggiare su un treno osservando qualcosa di buono (quelle donne che parlano sembrano, davvero, essere qualcosa di buono) può anche far scaturire, per contrasto, l’idea della provocazione.

    Fingersi fondamentalista, per così dire, per scatenare reazioni. Io amo le donne, anche fisicamente, fio a dispiacermi quasi di non essere omosessuale: sembra una presa di posizione fondamentalista.

    Probabilmente solo provocatoria: immagino, esclusivamente per scatenare qualcosa, per tastare polso e terreno, per vedere cosa succede.

    Vedere cosa succede: attraverso i commenti sul blog e le tante, tantissime lettere che la Bignardi riceverà in redazione, attraverso Vanity.

    Immagino la Bignardi, in questo caso, nei panni di un antropologo che vuol studiare le reazioni dell’Uomo, maschio e femmina.

    I commenti che Pao ci racconta aver letto sono quasi tutti unilaterali, ancora una volta fondamentalisti, per continuare a usare questo termine un po’ forte.

    Probabilmente la maggior parte delle donne che hanno sentito il bisogno di rispondere all’appello maliziosamente lanciato dalla Bignardi sono persone che si sono sentite coccolate dalla giornalista.

    Donne bisognose di solidarietà, probabilmente vittime di un sistema che, purtroppo e senza generalizzare, comunque continua a mettere le donne all’angolo, a penalizzarle.

    Questo fa sì, purtroppo, che donne vittime di un sistema che le schiaccia si incattiviscano, oppure comunque si facciano vincere dal senso di sconfitta.
    La loro reazione, allora, è vedere tutto bianco o nero, soprattutto nero.

    Nero è l’uomo, in quanto maschio. Perdendo, così, la possibilità analitica di allargare lo sguardo sulle infinite sfumature che dal nero (maschio prevaricatore) viaggiano verso il bianco (donna debole e vittima).

    Secondo me, questa provocazione della Bignardi ha permesso di fotografare una realtà ancora di grande disagio per la donna (femmina), di poca obiettività nei confronti dell’uomo (maschio) creata da secoli di prevaricazioni che continuano a manifestarsi.

    Questo articolo della Bignardi è il suono di una sveglia per tutti i maschi di buona volontà e per le femmine che non vogliono darsi per vinte.

  19. Poppea
    28 settembre 2010

    Non ricordo bene se la Bignardi sia quella che presentava il Grande Fratello! Nel caso fosse lei non mi sentirei nemmeno di commentare la cosa.

    Comunque io amo più il genere maschile che quello femminile e, non per attrazione fisica, ma proprio di testa. Non amo fare shopping, non me ne frega nulla se nella mia casa ci sono cose in cristallo o in vetro di bottiglia. Mi vesto per coprirmi e non per mostrare.

    Stamattina ad esempio stavamo parlando con le colleghe di certi arretrati che dovremmo prendere. Loriana pensava di comperarsi i divani un’altra di farsi altre cose. Io come sai leggo poco, intendo romanzi e riviste, quando vado dal parrucchiere e la ragazza mi chiede “ti porto una rivista?” dico sempre “no grazie dei fatti dei vip non me ne può fregare di meno”.

    Faccio la settimana enigmistica (anche in treno)e, a mio avviso è istruttiva, ho appreso delle cose che non sapevo. Pur non leggendo quando a volte seguo “il milionario” la trasmissione di Gerry Scotti(che adoro,) risposte che laureati non sanno io le so benissimo per cui pur leggendo poco tanto ignorante non sono!

    In conclusione sono più vicina al mondo maschile anche come hobbies, fotografia, camminate. Anche il medico lo preferisco uomo che donna perchè riesco a dialogare meglio. Il generalizzare però non va bene perchè ci sono donne vuote come pure uomini , esempio quelli che vanno in palestra per ostentare li considero tali.

    In quanto alla marcia in più di cui parli forse è vero, ma sta un pochino scomparendo. La marcia era dovuta anche al fatto che la donna era più abituata alla sofferenza alle responsabilità, il fatto di partorire, portare avanti una famiglia, pur lavorando la rendeva più stoica.

    Attualmente ci sono donne che comperano tutto precotto, privilegiano la carriera alla famiglia per cui diciamo sono sullo stesso piano di un uomo, anzi ci sono uomini che accudiscono i figli meglio che le donne.

    Una cosa forse la donna è più furba (ovvio non è una regola), ci sono uomini che si considerano furbi svegli ecc., ma ho visto che sono riuscita a fregarli (parlo di esperienza personale) come volevo e senza tanta fatica!

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Questa voce è stata pubblicata il 28 settembre 2010 da in Amore, Amicizia & Sentimenti, Pensieri, parole, idee ed opinioni con tag , , , .