Alcune pillole estratte dal libro Veleni di Stato di Gianluca Di Feo (Rizzoli – Pagg. 250 – € 11,50).
Al pensiero che c’è gente che va all’università, studia e si laurea e poi passa il tempo a studiare armi di questo genere mi crea un disagio ed uno schifo oltre l’immaginabile.
Poi, naturalmente, la sera tornano a casa dai loro bambini e se li spupazzano amorevolmente, così come faceva Kurt Heissmeyer con i suoi 10 bambini (tutti sopravvissuti alla guerra).
Sono uscito dal tema, lo so, ma se vuoi approfondire > https://paoblog.wordpress.com/2009/01/24/27-gennaio-giorno-della-memoria/
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Nel 2003 quando gli americani si misero a cercare tra i palazzi di Saddam Husein documenti e prove che dimostrassero l’esistenza di armi di distruzione di massa, trovarono un dossier sui prototipi di nuovi proiettili, granate e razzi in grado di contenere gas tossici letali. Erano armi progettate e testate a Colleferro, a pochi chilometri da Roma, all’inizio degli anni Ottanta.
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L’iprite che divora la pelle ed uccide togliendo il respiro. Il fosgene che ammazza provocando emorragie nei polmoni. La cloropricrina che acceca immediatamente e paralizza i polmoni. L’arsine che, attraverso il respiro, entra nel sangue e distrugge i globuli rossi.
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Fino al 1997 tutti i governi italiani hanno negato la presenza di armi chimiche sul territorio nazionale. Nel 1985 Andreotti lo ha ribadito davanti alle Camere. Poi nel gennaio 1996 una nube di gas è fuoriuscita da un bunker sul lago di Vico, vicino a Viterbo, ha raggiunto la strada ed un ciclista che passava di lì. Si è scoperto che in quel bunker l’esercito aveva messo da parte 150 tonnellate di iprite mescolata con arsenico, 1000 tonnellate di adamsite ed oltre 40.000 proiettili di tutti i calibri.
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Tra la fine del 1973 e l’inizio del 1944 un nucleo di scienziati al servizio di Heirich Himmler ricostruì artificialmente il virus della malaria. Dopodichè lo scatenò nelle province di Latine e Caserta, dove le truppe americane cominciarono ad ammalarsi e morire. E’ stato l’unico episodio di guerra batteriologica in Europa.
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2 dicembre 1943. Incidente al porto di Bari, usato dagli amerciani per rifornire le truppe e la 15a Air Force. Quella notte i bombardieri tedeschi attaccarono ed in meno di un’ora affondarono 17 navi e ne danneggiarono altre 8. Morirono più di 1000 soldati. Centinaia di superstiti, tra militari e civili, subito dopo le esplosioni sentirono una forte puzza d’aglio, cominciarono a respirare con difficoltà ed a perdere la vista. Si stava diffondendo l’iprite, presente su una delle navi distrutte, la John Harvey. Il disastro fu tenuto nascosto da tutti, Winston Churchill in persona ordinò di tacere; i corpi dei soldati intossicati per anni sono stati studiati negli Usa ed in Gran Bretagna.
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Era la mattina del 23 dicembre 1935 quando comparvero nel cielo alcuni aeroplani. Il fatto non ci allarmò troppo, perchè ormai ci eravamo abituati ai bombardamenti. Quel mattino però non lanciarono bombe, ma strani fusti che si rompevano appena toccavano il suolo e proiettavano intorno un liquido incolore. Prima che mi rendessi conto di ciò che stava accadendo, centinaia di miei uomini urlavano per il dolore mentre i loro piedi, le loro mani, i loro visi, si coprivano di vesciche. Fra i colpiti c’erano anche dei contadini e gente dei villaggi vicini. Intanto i miei sottocapi mi avevano circondato e chiedevano consiglio. Io ero stordito, non sapoevo come combattere questa pioggia che bruciava ed uccideva.
(Il ras Immirù racconta ad Angelo Del Boca l’attacco con armi chimiche da parte degli italiani in Etiopia.)
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Per eliminare tutte le armi chimiche italiane gli ingegneri militari hanno creato un impianto che frantuma le molecole ed imprigiona le scorie velenose in cilindri di cemento. Al momento questi cilindri sono accatastati nella base militare di Civitavecchia. L’operazione di bonifica è iniziate nel 1993, dovrebbe finire nel 2015.
CHE SCHIFO!