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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Home banking e phishing

Che titolo, per la miseria. Hai voglia a voler scrivere in italiano, se poi certi termini (che hanno un sinonimo in italiano) sono entrati a far parte del parlato quotidiano.

NoKappa

Passiamo oltre.

La vicenda che pubblico mi lascia perplesso; è sicuramente interessante per tutti, ma sebbene sia il primo a non amare la maggior parte delle banche per la loro scorrettezza e la loro abitudine nello scaricare sui clienti tutte le colpe, c’è anche da dire che molti agiscono con colpevole leggerezza.

Per quanto riguarda il phishing trovo che il correntista sia sempre il primo colpevole. La responsabilità della banca la vedo se non imposta il servizio di Banca online con le dovute cautele e sicurezze di carattere informatico e procedurale.

Ma una volta che ti consegno il codice utente, la password (da cambiare dopo il primo utilizzo) e le spiegazioni del caso, trovo pretestuoso dire: “la banca non mi aveva detto che….”

Va bene fare sistemi a prova di cretino, ma se uno vuole farsi fregare, la strada è piena di furbacchioni che lo aspettano.

Che sia la mail che arriva dalla Costa d’Avorio, il phishing, la mail ammiccante che poi ti piazza un bel virus oppure semplicemente una Catena di S. Antonio con relativa bufala, di gente che abbocca a prescindere ce nè. Sono anni che esperti di informatica spiegano cosa fare e, soprattutto, cosa non fare, ma è come parlare al vento.

Uso da anni i servizi bancari via web e non ho mai avuto problemi. Sono sempre stato informato delle precauzioni da usare e/o sul sito della banca, appaiono spesso messaggi informativi circa la sicurezza, le false mail, ecc. Non comunicare a terzi i dati di accesso sono la regola base. E’ troppo facile comportarsi con leggerezza e superficialità e poi dare la colpa agli altri.

SIamo al punto che c’è gente che tratta l’acquisto di un cane, in Camerun, via mail…e la cosa non ti pare strana?

Non solo le società, anche i singoli consumatori devono assumersi la responsabilità dei loro atti; chi sbaglia paga. Perchè se non paga, non impara più…

Per scrupolo sono andato sul sito di due banche, Unicredit e Bcc. In entrambi i casi quando si arriva sulla pagina dove è necessario digitare i dati di accesso vi sono avvisi e spiegazioni circa la possibilità di truffe online.

Seguono poi le spiegazioni di Unicredit…se poi un correntista non riesce a capire una frase come questa: Quando Unicredit ti invia una email non viene mai richiesto alcun dato personale, password o numerid ella tua carta di credito …. ed ancora … sulla mail è presente il tuo Nome e Cognome, viene indicata la tua agenzia ed il nome del tuo referente.

Se non capisci questo, vien quasi da dire che meriti di essere truffato….

°°°

Un caso di pirateria informatica si è risolto con un nuovo successo di Confconsumatori. Un consumatore, titolare di un conto corrente presso un intermediario finanziario, aveva effettuato un’operazione attraverso il servizio di home  banking ed era rimasto vittima di un episodio di pirateria informatica.

Riconosciuta in parte la responsabilità del consumatore, veniva però considerata anche la concorrente responsabilità dell’intermediario per non aver predisposto adeguati sistemi di protezione a favore dei propri clienti rispetto al rischio di truffe telematiche

Questa volta è l’Arbitro Bancario Finanziario, al quale il titolare di un conto corrente presso un noto intermediario finanziario, attraverso la Confconsumatori di Parma, si era rivolto dopo la risposta negativa dell’Istituto di credito, a riconoscere la responsabilità di quest’ultimo per non aver predisposto gli idonei sistemi di protezione contro le truffe perpetrate per via telematica.

Il caso aveva visto coinvolto un titolare di conto corrente che, durante un’operazione effettuata tramite il servizio di home banking, aveva ingenuamente risposto ad un messaggio di posta elettronica che invitava il titolare del medesimo conto a fornire il proprio codice dispositivo.

L’utente, immediatamente dopo l’operazione effettuata, si era accorto di non riuscire più ad entrare  nel sito dell’Istituto di credito presso il quale aveva il proprio conto, scoprendo altresì come ignoti avessero prelevato dal suo conto una somma di denaro attraverso il codice dispositivo precedentemente fornito.

Nonostante la denuncia sporta alle autorità locali l’intermediario finanziario si era rifiutato di riconoscere alcun rimborso a favore del proprio cliente che si era così rivolto alla Confconsumatori e attraverso quest’ultima all’Arbitro Bancario Finanziario.

Attraverso il ricorso a quest’Autorità per la risoluzione stragiudiziale delle controversie nel settore bancario, il titolare del conto corrente, pur essendo stato riconosciuto in parte responsabile dell’accaduto per non avere diligentemente custodito il proprio codice d’accesso al servizio di home banking, si è però visto riconoscere il diritto ad un risarcimento per non essere stato adeguatamente informato dalla società della quale era cliente in merito ai rischi connessi alle operazioni bancarie effettuate in via telematica.

Quella dell’Arbitro Bancario Finanziario –  spiega l’avv. Grazia Ferdenzi di Confconsumatori Parma che ha assistito il consumatore – è una decisione molto importante perché riconosce, accanto al dovere dell’utente di prestare sempre la massima diligenza nell’utilizzo dei propri codici di accesso al servizio di home banking, anche l’altrettanto fondamentale dovere di diligenza dell’intermediario finanziario nell’adozione di tutte le cautele necessarie per proteggere adeguatamente la clientela dal rischio sempre più frequente di truffe informatiche“.

Fonte: http://www.ermesconsumer.it

2 commenti su “Home banking e phishing

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Questa voce è stata pubblicata il 4 gennaio 2011 da in Consumatori & Utenti con tag , , , , , , , .