Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Sulla base di dati il più delle volte privi di validità statistica i giornali invitano i consumatori a sprecare di meno. Si inventano cifre iperboliche che soprendono, qualcuno ipotizza che durante le feste ogni famiglia butti via 60 -80 euro di cibo avanzato nel cestino della spazzatura e che i supermercati riempino tir camion di insalata e formaggi scaduti.
C’è chi propone di cucinare gli avanzi e chi discute sulle date di scadenza dei prodotti alimentari proponendo improbabili estensioni o restrizioni. Il discorso è molto delicato perchè la scadenza, tranne per il latte e le uova fresche dove il legislatore pone limiti precisi, è decisa dal produttore.
Questa libertà si spiega perchè la scadenza è correlata al trattamento di conservazione, al tipo di materia prima, alle condizioni climatiche stagionali e anche ad elementi di marketing stabiliti da ogni azienda autonomamente.
Contrariamente a quanto scritto sul Corriere della sera del 9 gennaio a pagina 56 il latte fresco in confezione chiusa, tenuto sempre in frigorifero a 4°C, scade 7 giorni dopo il confezionamento ( 6 giorni +1). Una volta aperto però il latte va consumato entro 3-4 giorni prima della scadenza.
Gli esperti lo bevono anche 1-2 giorni dopo, ma solo quando la catena del freddo è mantenuta correttamente lungo tutta la filiera e non c’è il rischio di essere intossicati. Se invece la catena del freddo non è rispettata allora il latte scade prima dei 7 giorni e lo si avverte dal sapore acidulo.
Un altro esempio di quanto sia importante la catena del freddo e quanto sia labile la scadenza indicata sulla confezione lo si nota nella ricotta. La scadenza standard di 3-4 settimane stabilita dai produttori è molte volte una chimera.
Quando si apre una confezione di ricotta e si avverte un sapore acidulo anche se il prodotto non è ancora scaduto , vuol dire che il vasetto ha subito un’interruzione prolungata della catena del freddooppure che è rimasta a lungo in frigorifero a temperatura superiori rispetto a quelle consigliate .
I formaggi freschi confezionati ( stracchino, crescenza, robiola….) vanno tenuti in recipienti chiusi, di plastica o di vetro per impedire la perdita di acqua e per preservare il sapore e la qualità.
La mozzarella va conservata nel liquido in cui viene venduta oppure in acqua con un pizzico di sale. I formaggi a pasta molle possono reggere per 6-7 giorni se nel frigo ci sono da 0°C a 3°C, ma quando la temperatura sale da 3 a 5°C vanno consumati entro 3-4 giorni dall’acquisto.
Un altro esempio tipico di quanto sia delicato dare consigli oppure fissare una scadenza riguarda il pesce fresco. Eurofishmarket in risposta ad alcuni articoli apparsi sui giornali in cui si dice che dopo 3 giorni di conservazione del pesce c’è il pericolo di intossicazione o avvelenamento. Si tratta di affermazioni non corrispondenti alla realtà che rischiano di allarmare inutilmente il consumatore.
I pesci – riiferisce Eurofishmarket – comprendono un’ infinità di specie e non è assolutamente possibile fissare una “data di scadenza” neppure orientativa perchè occorre prima considerare:
– la specie (la triglia mediterranea è molto delicata e dopo tre giorni presenta un decadimento evidente dei valori sensoriali, mentre una branzino si conserva benissimo ben oltre i 3 giorni;
– il metodo di pesca (un merluzzo o un pesce spada pescato all’amo non subiscono traumi durante la cattura e si conservano più a lungo rispetto ad un merluzzo o ad uno spada catturati con le reti.
– la gestione del prodotto prima della vendita (confezionamento in cassetta e sistema di mantenimento della catena del freddo).
Non essendo obbligatorio indicare la data di pesca, ciò che conta per l’operatore economico ,che riceve prodotti ittici per la vendita, e per il consumatore stesso è essere più formato relativamente al riconoscimento della freschezza degli stessi
Dunque non si possono dare date di scadenza per il pesce fresco, ma solo acquisire il più possibile elementi merceologici sul sistema di cattura e conservazione e verificare la freschezza in base alle caratteristiche anatomiche tipiche della specie al di la della proveienza ( ricordiamo alcuni parametri importanti validi per molto specie come la vivacità dell’occhio e della branchia, la rigidità cadaverica, la presenza/assenza di muco, l’elasticità delle carni, gli odori anomali e la facilità di sfilettamento ed eliminazione delle spine (più semplice nei prodotti con più giorni di vita)
In ogni caso se il pesce viene mantenuto alla corretta temperatura di refrigerazione dopo 3 giorni, non può causare intossicazione e tanto meno avvelenamento …piuttosto il pesce contiene meno valori nutritivi e il gusto risulta un pò penalizzato. Diverso è invece il caso se è gestito in modo scorretto da un punto di vista igienico e non viene rispettata la catena del freddo.
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Ciao a tutti.
Approfitto del tema per sottoporvi un quesito su come interpretereste voi questa etichetta.
Nel retro di una confezione di cibo per il mio gatto ho trovato scritto: “Prodotto confezionato 24 mesi prima della data di scadenza consumare il prodotto entro la data di scadenza indicata nella confezione” il tutto così come ho scritto, senza punteggiatura.
In fondo a questa dicitura c’è la data di produzione che è nel 2004.
La scadenza è indicata nel 2012 sul lato della confezione.
Secondo voi è cibo scaduto riciclato?
Grazie dei suggerimenti, da me e dal mio gattone!