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Stop agli antibiotici per promuovere la crescita degli animali anche in Usa?

in sintesi un articolo di Agnese Codignola che leggo su Il Fatto Alimentare

Se ne parla da anni senza che, di fatto, siamo state ancora prese misure realmente efficaci e definitive, ma forse ora il bando totale degli antibiotici utilizzati a scopi non terapeutici, ma come promotori della crescita, adottato dall’Unione Europea già nel 2006, potrebbe essere più vicino anche negli Stati Uniti.

Il merito è di un imponente articolo pubblicato su Clinical Microbiology Reviews da un’autorità del settore, Stuart Levy della Tufts University, presidente dell’International Alliance for the Prudent Use of Antibiotics, autore di oltre 300 pubblicazioni e di numerosi libri, tra i quali il best seller The antibiotic paradox: how miracle drugs are destroying the miracle.

Levy, insieme alla sua collaboratrice Bonnie Marshall, ha analizzato decine di ricerche pubblicate negli ultimi anni e ha così dimostrato che, se si decide di adottare il principio di precauzione (cosa che tutti i sistemi sanitari occidentali hanno da anni annunciato di voler fare), non è più possibile permettere l’impiego di antibiotici in alcun genere di allevamento terrestre, né nei mangimi usati in acquacoltura.

«Per anni, scrive Levy, si è ritenuto che le basse dosi di antibiotici usati per promuovere la crescita di bovini, suini, ovini, pollami e pesci non avessero conseguenze negative. Oggi una mole impressionante di dati dimostra il contrario, e si ritiene che  l’impiego negli allevamenti aumenta esponenzialmente la resistenza agli antibiotici, compresi quelli più efficaci e nuovi».

Ecco, in sintesi, i punti principali emersi dal vaglio degli studi…:

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