un interessante articolo di Valeria Torrazza che leggo su Il Fatto Alimentare
“Vellutati”, come dice il nome, e pieni di promesse salutistiche, gli smoothies sono l’ultimo boom in fatto di golosità in linea con la voglia di sano e naturale. Si tratta di frullati molto cremosi, racchiusi in bottigliette di Pet in formato monodose da 200 a 250 ml, parenti stretti dei nettari e dei succhi di frutta. La vera novità è che gli smoothies sono privi di conservanti, zuccheri e non sono diluiti con acqua, per cui mantengono uno stretto legame con la frutta fresca.
L’altra caratteristica riguarda il messaggio utilizzato per la pubblicità che spesso punta sul contenuto esclusivo di frutta che permette di raggiungere in modo pratico le famose cinque porzioni giornaliere di frutta e verdura raccomandate dai nutrizionisti.
Siamo di fronte ad un prodotto trasversale, che piace ai bambini, ma anche ai grandi che mangiano fuori casa e non sempre hanno a disposizione cibi freschi. Qualcuno aggiunge alla lista anche i frequentatori delle palestre che desiderano alimentarsi in modo sano e “sportivo”. Per la loro semplicità d’uso e il ridotto contenuto calorico – da 40 a 60 calorie ogni 100 g, ovvero 100-150 per bottiglietta – questi frullati rappresentano un valido sostituto delle classiche merendine e delle bibite gassate e zuccherate.
Gli smoothies sono difficili da decodificare perché le etichette dei prodotti che si trovano al supermercato presentano troppe ambiguità e furberie. Negli slogan pubblicitari si parla quasi sempre di “frutta fresca”, quantificando il contenuto in modo forse troppo meticoloso (“contiene l’equivalente di 3-4-5 .. spicchi di mela, 2 prugne , una pesca….”.
Anche le immagini sono molto accattivanti e richiamano pesche, banane, fragole … appena colte. In realtà le materie prime utilizzate sono molto diverse, come pure i processi industriali e anche la qualità del risultato finale cambia molto da un punto di vista organolettico e nutrizionale.
I prodotti freschi esposti nei banchi frigorifero riportano nell’elenco degli ingredienti solo i nomi dei frutti “ananas, banana, mirtillo…” senza ulteriori precisazioni. Altri specificano nella lista che si tratta di “spremuta di arancia” o “purea di banana” o “succo d’uva” o “polpa d’arancia” senza però dire se è ottenuta da succo concentrato o da prodotto fresco.
Nel caso degli smoothies a lunga conservazione il più delle volte si usano semilavorati: “succo d’arancia da concentrato”, “polpa di mango da concentrato” o “succo di ribes nero concentrato”.
Queste diciture indicano che la frutta utilizzata è stata sottoposta a ripetuti processi di lavorazione (disidratazione e reidratazione con aggiunta d’acqua, oppure concentrazione e poi diluizione con acqua per ricostituire il succo …). Questo sistema risulta poco compatibile con certi messaggi pubblicitari che parlano di frutta “fresca”.
Gli smoothies non sono regolamentati dalla legge, per cui ogni produttore utilizza una “sua ricetta”. C’è chi propone 250 ml di mirtilli, banane e ananas, chi sceglie la fragola monogusto, chi gli esotici mango e frutto della passione, chi preferisce un “elisir” composto da 52 fragole, una mela, mezza banana e 15 acini d’uva.
C’è chi aggiunge il cocco, le carote, il succo di limone e d’arancia per esaltare il gusto. I due frutti presenti in tutti i prodotti esaminati sono la mela e la banana. Un altro elemento comune è l’indicazione della percentuale di frutta che caratterizza ogni bottiglia (se sull’etichetta compare la scritta frulllato di mirtillo e frutti di bosco, a fianco deve essere indicata la percentuale di mirtili e frutti di bosco) .
La differenza che balza subito all’occhio tra le varie marche è la modalità di conservazione. Ci sono gli smoothies “freschi” esposti nei banchi frigorifero, e quelli a lunga conservazione posizionati sugli scaffali accanto ai succhi di frutta. I primi scadono dopo 10-15 giorni, mentre gli altri durano 6 mesi.
Entrambi non contengono conservanti, ed entrambi sono sottoposti a un trattamento termico, una pastorizzazione che, anche se leggera, basta per distruggere buona parte delle vitamine presenti nella frutta. In effetti, come evidenziato da un test comparativo proposto dalla trasmissione televisiva svizzera “A bon entendeur”, la presenza di vitamina C è piuttosto scarsa, e anche le fibre sono ridotte rispetto a quelle contenute nella frutta fresca.
Senza contestare l’innegabile praticità di questi prodotti, gli smoothies non possono essere considerati reali sostitutivi della frutta. Da un punto di vista nutrizionale si registrano carenze di vitamine, anche il gusto risulta decisamente diverso da quello del frullato fresco. C’è poi un aspetto pratico, i bambini devono essere incoraggiati a masticare la frutta per la corretta assimilazione degli alimenti. Infine, dato che i mix di frutta sono davvero ampi, si perdono completamente i concetti di stagionalità e di “km/0”.
Il prezzo varia da 1,3 € a confezione sino a 1,80 €/ confezione pari a 9,0 €/kg. Se come indica qualcuno sull’etichetta “1 bottiglia = 2 porzioni medie di frutta” occorre ragionare rispetto al prezzo della frutta. Ovviamente c’è un contenuto di servizio di cui tenere conto, e il confronto qualità/prezzo va anche fatto anche con gli snack che il frullato mira a sostituire.
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