“L’etichetta del ricambio è la chiave del contrasto alla contraffazione nel settore dell’auto”. E’ quanto dichiara Raffaele Caracciolo, esperto di Automotive dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC).
“Dobbiamo distinguere tra diverse aree di problemi -spiega Caracciolo- parliamo di contraffazione quando ad esempio acquistiamo pasticche e dischi freno di marca, ma in realtà sono prodotti in Cina; si tratta invece di pezzi di ricambio spacciati per ‘qualità conforme’ quando non sono della casa produttrice o del fornitore di primo equipaggiamento, ma sono rispondenti alle specifiche costruttive e funzionali del costruttore; a rappresentare un vero rischio per chi guida sono poi i pezzi di ricambio ‘usati’ provenienti dal processo di demolizione di autoveicoli o dalla lavorazione di componenti recuperati da riparazioni precedenti. Proprio su questi sarebbe fondamentale che fosse riportato: il numero di codice originale, la data di revisione/rettifica, la firma del responsabile tecnico dell’ente di rettifica, il numero di telaio dell’auto di provenienza”.
“Le officine di riparazioni -aggiunge Caracciolo- hanno una grande responsabilità perché di fatto possono procurarsi i ricambi come meglio credono e le possibilità di controllo puntuale sono oggi pressoché assenti. Sarebbe importante, dunque, che i preventivi delle officine, anche per rispettare il Codice del Consumo, riportassero analiticamente la tipologia di ricambio su cui si basa l’offerta e le conseguenze della scelta indicata in termini di aspettativa e di durata (MTBF) del ricambio installato”.
Per saperne di più leggi l’articolo “Occhio ai ricambi tarocco”.
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