in sintesi un articolo di Agnese Codignola che leggo su Il Fatto Alimentare e che dedico all’amico Gigi
Presto il caffè della varietà Arabica potrebbe diventare un ricordo o, nella più ottimistica delle previsioni, una merce preziosa e molto cara.
Perché se le previsioni degli esperti del Royal Botanic Garden di Kew, in Gran Bretagna, e di alcuni loro colleghi etiopi saranno confermate, entro 70 anni la specie sarà estinta quasi ovunque a causa del cambiamento climatico.
Questa pianta non solo è particolarmente sensibile alle condizioni ambientali, ma è presente ormai in poche varianti genetiche che, per di più, si adattano con molta difficoltà ai mutamenti esterni e che non hanno grande resistenza ai parassiti.
In base anche ai dati raccolti in diverse piantagioni africane e a informazioni dedotte dagli erbari dei Royal Garden e altri dati di giardini botanici … [i ricercarcatori] … hanno prospettato diversi scenari su tre intervalli di tempo: 2020, 2050 e 2080.
Negli scenari di località, infatti, entro il 2080 la scomparsa delle colture preesistenti potrebbe andare dal 65 a quasi il 100% (99,7%), mentre in quelli di area alla stessa data la sparizione delle piantagioni potrebbe oscillare dal 38 al 90%.
Secondo gli autori si tratta, purtroppo, di stime conservative dal momento che, a causa del tipo di simulazione, i calcoli non comprendono dati altrettanto preoccupanti come la deforestazione che invece sta procedendo molto velocemente in Sud Sudan ed Etiopia, due tra i primi produttori di caffé al mondo.
Inoltre non includono altre minacce come quelle derivanti da erbe infestanti, parassiti, malattie, cambiamenti nelle fioriture e nelle popolazioni di uccelli che contribuiscono in maniera decisiva a spargere i semi.
(Nota di Paoblog: leggi ad esempio > La “ruggine del caffè”: un fungo che sta mettendo in ginocchio i coltivatori e il mercato mondiale)
Il calo di produttività in paesi molto poveri come l’Etiopia potrebbe avere conseguenze devastanti: qui l’Arabica è l’unica specie coltivata e il paese non può contare su molte altre colture di punta; già oggi i raccolti di caffè non sono entusiasmanti e non riescono a rispondere alla domanda del mercato internazionale, come dimostra la costante crescita dei prezzi.
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per così poco… 😉
comunque ho girato agli autori del pezzo il tuo commento; se ci sarà risposta la pubblico….
Svista stupida da parte mia. Grazie per la correzione.
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sicuri si diventa, Ride Safe
L’articolo non è di Altroconsumo, per cui ho modificato il commento al fine di evitare equivoci…
Sull’argomento c’e’ un articolo del Guardian, e la conclsuione e’ radicalmente diversa (vedI: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/nov/13/coffee-not-dead-wild-ethiopia).
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La probabile estinzione riguarda soltanto le piante allo stato selvatico. Stando al Guardian, lo studio non dice molto a proposito delle piante coltivate (nell’articolo c’e’ persino una nota ironica a proopsito di chi ha confuso le due cose). Le conclusioni catastrofiche dell’articolo de Il Fatto Alimentare mi sembrano quindi da ridimensionare.
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Le piante selvatiche sono portatrici di una enorme varieta’ di caffe’, e la loro estinzione sarebbe invero una grossa perdita. Ma da qui a predire la fine del caffe’ di varieta’ arabica ce ne corre.
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sicuri si diventa, Ride Safe.