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Un’inchiesta americana svela i segreti e le furberie dell’industria dello zucchero

in sintesi un articolo di Valentina Murelli che leggo su Il Fatto Alimentare

Lo zucchero fa male oppure no?

Un consumo eccessivo di zuccheri è associato allo sviluppo di obesità, diabete e patologie cardiache? Per il mondo scientifico sembra proprio di sì, come dimostrano tre studi sulle bibite zuccherate pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine.

Ricordiamo anche un editoriale abbastanza polemico pubblicato a febbraio su Nature intitolato La tossica verità sullo zucchero, in cui alcuni studiosi paragonavano saccarosio e sciroppo di glucosio ad alcol e fumo, attribuendo a queste sostanze un ruolo di primo piano nell’epidemia di diabete e obesità negli Stati Uniti.

Ma non si tratta soltanto di allarmi dell’ultimo minuto. Già nel 1965 il nutrizionista britannico John Yudkin sosteneva che fossero gli zuccheri e non i grassi i colpevoli principali di aterosclerosi e patologie cardiache, mentre nel 1978 alcuni ricercatori del Carbohydrate Nutrition Laboratory presentavano «prove abbondanti che lo zucchero sia uno dei fattori alimentari responsabili di diabete, obesità e malattie cardiovascolari».

Ma allora perché oggi le principali linee guida alimentari americane non indicano limiti per il consumo di zuccheri (il Dipartimento di stato dell’agricoltura evidenzia un generico invito a “ridurre l’apporto di calorie da grassi solidi e zuccheri aggiunti”), mentre la Food and Drug Administration sostiene che il consumo di zucchero è “generalmente riconosciuto come sicuro”?

Per il giornalista Gary Taubes e la dentista Cristin Kearns Couzens, autori di una corposa inchiesta appena pubblicata sul bimestrale di giornalismo investigativo americano Mother Jones, non ci sono dubbi.

Il  gap tra dati scientifici e indicazioni sanitarie sarebbe frutto della potente campagna messa in atto negli ultimi 50 anni da Big Sugar (i grandi dell’industria dello zucchero),  per tenere il pubblico all’oscuro di ogni possibile correlazione tra i loro prodotti ed effetti deleteri sulla salute.

E il bello è che i due hanno la prova: 1500 pagine di relazioni riservate, lettere e memorandum interni di compagnie ormai chiuse o di consulenti e ricercatori defunti su cui Kearns Couzens, con un lavoro certosino durato anni, è riuscita a mettere le mani.

Dai documenti raccolti (molti dei quali consultabili online a partire dall’articolo su Mother Jones) emerge chiaramente come obiettivo principale della Sugar Association, che raccoglie i principali industriali dello zucchero americani, sia sempre stato «stabilire presso il più ampio pubblico possibile la sicurezza dello zucchero come alimento».

In questo senso, Big Sugar si sarebbe mossa spesso con tattiche simili a quelle dell’industria del tabacco, per assicurarsi che le agenzie governative non diffondessero informazioni pericolose per le sue attività.

 

 

 

 

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