in sintesi un articolo di Valentina Murelli
Bambini da una parte della barricata, frutta e verdura dall’altra: tra loro, si sa, non c’è grande amore, ma oggi, alla luce della dilagante obesità infantile, è diventato essenziale insegnare ai più piccoli ad apprezzare una mela e un contorno di broccoli.
La scuola, naturalmente, è luogo privilegiato per l’educazione alimentare, ma spesso i progetti avviati, pur con tanta buona volontà, servono a poco o a nulla. Altro destino però è spettato al progetto Food Dudes, partito alcuni anni fa in Gran Bretagna ed esteso in seguito ad altri paesi, Italia inclusa: i suoi eclatanti risultati sono stati illustrati pochi giorni fa a Milano nell’ambito della conferenza internazionale “Child and Teen Consumption 2012”.
Il progetto Food Dudes, mirato alle scuole elementari e realizzato con criteri rigorosamente scientifici, dopo qualche anno di vita ha centrato l’obiettivo, stimolando i bambini che vi hanno preso parte a incrementare il consumo quotidiano di frutta e verdura e a diminuire quello di snack e merendine.
Nel suo disegno iniziale, Food Dudes riguardava i bambini inglesi dai 4 agli 11 anni, «una fascia d’età in cui non si può certo insistere sulla salubrità degli alimenti o limitarsi a qualche lezione in classe» commenta Fergus Lowe, psicologo in forza presso l’Università di Bangor (Galles) e direttore del progetto. «Quella è l’età del gioco e anche l’apprendimento dei comportamenti salutari deve passare dal gioco».
E proprio riflettendo su questo punto, è nata l’idea deiFood Dudes (“gli amici del buon cibo”), quattro atletici supereroi che riescono a vincere i nemici, i Junk Punks(“i teppisti, amanti del cibo spazzatura”), proprio grazie a frutta e verdura. I quattro sono protagonisti di una serie di DVD animati che costituiscono il “piatto forte” del progetto, articolato in due fasi.
«Insegnanti e genitori notano velocemente un cambiamento nelle abitudini dei bambini» racconta Lowe. «I Food Dudes diventano dei veri e proprio eroi e presto i bimbi cominciano ad assaggiare e a mangiare volentieri le merende a base di frutta e verdura. Anzi, ne chiedono anche a casa». I dati confermano il successo del progetto.
Nel 2004 è stato condotto uno studio presso due scuole di Londra: nella prima si è dato vita al progetto Food Dudes, mentre nella seconda ci si è limitati a fornire gli snack di frutta e verdura, senza alcuna misura di accompagnamento.
In entrambi i casi, i ricercatori hanno misurato il consumo di frutta e verdura dei bambini a casa, durante i pasti, all’inizio dell’indagine, dopo 16 giorni (prima fase) e dopo quattro mesi (seconda fase). Nella prima scuola, dopo 16 giorni il consumo di frutta balzava dal 36% al 79% e quello di verdura dal 44% al 66%; dopo quattro mesi, i consumi si attestavano stabilmente: più bassi che al termine della prima fase, restavano comunque molti più alti dell’inizio.
«Occorre sottolineare che i risultati sono stati particolarmente eclatanti per i bambini che in origine mangiavano pochissima frutta e verdura» commenta Lowe.
Al contrario, nella seconda scuola non si è registrata alcuna differenza nel tempo.
Altre ricerche sul progetto Food Dudes hanno mostrato che l’aumento del consumo riguarda un’ampia varietà di frutta e verdura, che caratterizza bambini e bambine indipendentemente dalle loro condizioni sociali, e che non si limita a cambiare i comportamenti alimentari nella mensa scolastica, ma li trasforma anche a casa. Insomma, i bambini del Food Dudes mangiano meglio, dentro e fuori scuola.
«La “ricetta” funziona al tal punto che abbiamo deciso di sperimentare il progetto anche in Italia», afferma Vincenzo Russo, direttore dell’Osservatorio sui consumi alimentari della Fondazione IULM di Milano, uno dei referenti del progetto italiano.
L’esperimento pilota è partito nel 2009 in Sicilia, una delle regioni a più alto tasso di obesità infantile. Anche qui i risultati non sono mancati: il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini è aumentato in media di 120 grammi al giorno, e a beneficiarne di più sono stati soprattutto i piccoli in sovrappeso e gli obesi. Attualmente, il progetto è in corso di realizzazione in tre scuole milanesi e i dati preliminari sembrano confermare il successo.
L’esperienza accumulata dall’applicazione del progetto Food Dudes in vari paesi e i dati raccolti indirettamente assestano un brutto colpo al progetto “Frutta nelle scuole” elaborato dal nostro Ministero delle politiche agricole, dalla scorsa settimana già nell’occhio del ciclone per un sospetto di appalti truccati e corruzione.
In effetti, per essere efficace, il programma ministeriale avrebbe dovuto occuparsi non solo della distribuzione nelle scuole di prodotti ortofrutticoli, ma anche di “elaborare misure complementari di accompagnamento”, il più delle volte totalmente assenti.
Noi italiani siamo purtroppo lontani anni luce dall’iniziativa del governo irlandese che di recente ha deciso di estendere il progetto Food Dudes a tutte le scuole primarie del paese, con il duplice scopo, come ha sottolineato il referente Mike Neary, «sia di promuovere sane abitudini alimentari in una modalità che si è dimostrata efficace, sia di potenziare l’agricoltura nazionale in un momento di crisi». Oggi in Irlanda, partecipa al progetto il 75% delle scuole e si prevede di raggiungerle tutte entro il 2014.
Un progetto di successo come Food Dudes può cambiare davvero le abitudini di un’intera popolazione solo se a un certo punto esce dai confini ristretti della sperimentazione per coinvolgere quante più persone possibile. La via scelta dall’Irlanda è molto efficace e forse dovremmo prendere esempio, nel solco una stretta collaborazione tra il ministero dell’istruzione e quello dell’agricoltura e senza vergognose scorciatoie.