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Un riassunto dell’allerta sul Pesto al botulino e qualche consiglio pratico

Articolo in aggiornamento continuo

In sintesi un articolo di Roberto La PIra che leggo su Il Fatto Alimentare e del quale ovviamente consiglio la lettura integrale

La questione dei vasetti di Pesto di Pra’ della ditta Bruzzone & Ferrari, ritirati dal mercato perchè sospettati di essere contaminati dal batterio Clostridium botulinum, è complessa.

RichiamoProdotti_BK1Tutto è iniziato sabato 20 luglio quando l’azienda informa il Ministero della salute di avere riscontrato in un vasetto di pesto anomalie, e di avere invitato i punti vendita e i supermercati su tutto il territorio nazionale a ritirare i prodotti dagli scaffali e ad avvisare i consumatori.

Il Ministero rilancia la notizia in rete e in poche ore si vedono i primi articoli. Purtroppo però il comunicato istituzionale contiene solo  la data di scadenza della salsa (9 agosto 2013) e il numero di lotto (13G03), senza fornire il nome né le foto dei prodotti coinvolti.

Questo aspetto è assurdo visto che i vasetti richiamati oltre ad avere la scritta Pesto di Pra’, essendo anche confezionati per conto di diverse catene di supermercati riportano  marchi precisi,  di cui nessuno però vuole fare i nomi.

Una di queste catene è Conad che ha avvisato i clienti invitandoli a non consumare il pesto Sapori&Dintorni con quel lotto e quella scadenza. Per allertare i consumatori è stata inviata una mail ai possessori di carta fedeltà ed è stato pubblicato anche un avviso sulla pagina di Facebook Bene insieme, e in quella di Conad Adriatico.

Esselunga che invece vendeva solo vasetti di pesto con il marchio Bruzzone & Ferrari  con un lotto identico a quello sospetto, venerdì pomeriggio, dopo avere ricevuto comunicazione da parte della ditta ha ritirato dagli scaffali il prodotto e ha appeso dei cartelli. 

Esselunga ci ha scritto dicendo che per avvisare i consumatori utilizza cartelli, sms e mail. Nell’era di internet rifiutarsi di usare la rete per comunicare con i propri clienti è una scelta inaccettabile. Rinnoviamo l’invito alle catene di supermercati di usare i loro siti e di inviarci le comunicazioni in redazione.

Mettere l’avviso on line serve perchè in questo modo la gente si abitua e in caso di allerta sa dove trovare tutte le informazioni. C’è un altro aspetto da valutare, la notizia on line non costa e viene ripresa sui social network diffondendosi in modo capillare.  Pensare che un cartello sia più efficace della rete non ci sembra realistico.

Anche Coop ci ha confermato di aver effettuato il ritiro tra venerdì e sabato e di avere esposto i cartelli nei propri negozi. SogeGross ha pubblicato sul sito  l’avviso.  Mentre secondo il sito della regione Valle D’Aosta anche Carrefour e Carrefour Market hanno ritirato il Pesto di Prà che era esposto sugli scaffali. Abbiamo ricevuto notizie che anche Gs, Gulliver e altre catene hanno ritirato.  Ci sono forse però altre insegne coinvolte che hanno venduto il pesto con il loro marchio e non hanno detto nulla ai consumatori.

Billa ha posizionato nel sito uno spazio in alto a destra con le fotografie dei vasetti coinvolti e dice di avere ritirato dagli scaffali in via precauzionale tutta la produzione della Bruzzone & Ferrari, non solo quelli con la data di scadenza e il lotto segnalati.

Anche Iper ha deciso di pubblicare un annuncio analogo online dando un forte risalto alla notizia e indicando l’elenco dei punti vendita dove è stato venduto il pesto. Un’iniziativa simile è firmata dalla catena di supermercati liguri Basko che riporta un grande avviso sul proprio sito.

Fonti molto attendibili ci hanno confermato che i vasetti di pesto coinvolti distribuiti sono migliaia e che sono stati venduti non solo nella zona di Alessandria come dice il Ministero della salute ma in una decina di regioni, dalla Sardegna alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio. In Piemonte si stima che il lotto sia stato composto da 796 colli per un totale di 1158 kg.

L’unico consiglio serio da dare è di aprire il frigorifero e se si trova un vasetto di pesto con quel lotto e quelle referenze non consumarlo assolutamente. Presso l’istituto Superiore di Sanità sono in corso delle analisi di revisione e non si sa ancora nulla.

Fino ad oggi, non è stato rilevato botulino nei prodotti di pesto alla genovese ritirati dal mercato. I risultati degli esami di laboratorio effettuati dall’Istituto Superiore di Sanità hanno dato tutti esito negativo. Il Ministero della salute per la prima volta pubblica l’eleno dei  marchi e le fotogafie delle etichette dei prodotti ritirati.

Oltre al Pesto  di Prà della Bruzzone & Ferrari nella lista troviamo: il pesto alla genovese di Conad Sapori e d’Intorni, il pesto Bontà d’Italia, il pesto marchiato Finiper e il pesto marcato Primia in vari formati. Nella tabella presentiamo l’elenco dei vasetti fornito dal Ministero della salute.

Un appunto va fatto al produttore Bruzzone e Ferrari che sul sito domenica 21 luglio ha aperto una pagina dove invita i consumatori a chiamare per avere chiarimenti.

Ci sono però dei particolari in questa storia poco chiari. La prima è che il sistema di autocontrollo della ditta Bruzzone & Ferrari  avrebbe dovuto bloccare il lotto prima della distribuzione e non dopo (altrimenti non si chiamerebbe autocontrollo).

°°°

Leggo su Il Salvagente che: ” le circa 100 persone ricoverate all’ospedale di Genova per accertamenti (avevano ingerito il pesto contaminato), sono state dimesse e giudicate fuori pericolo: il microrganismo non aveva ancora sviluppato nella salsa la tossina letale.”

Alcuni consigli pratici tratti da un articolo di Altroconsumo

Non è facile capire ad occhio nudo se il prodotto ha qualcosa che non va. Si può solo presumere da una serie di indizi a cui ti consigliamo di prestare particolare attenzione e che valgono non solo per il botulino ma anche per altri batteri.

In generale, per proteggerti dal rischio di assumere cibi contaminati, non consumare conserve che all’apertura che hanno i coperchi rigonfi. Occhio anche ad eventuali cattivi odori.

Per evitare inutili allarmismi, è necessario sapere cos’è il botulismo e capire che – anche nei sintomi – c’è una certa differenza rispetto a quelli di una semplice intossicazione. Il batterio Clostridium botulinum è un microrganismo che si trova nel suolo, vive in assenza di ossigeno e può produrrre diverse tossine, alcune delle quali sono responsabili del botulismo.

Si tratta di una malattia paralizzante che – a seconda della dose di tossina ingerita – può avere diversi livelli di gravità, fino ad essere letale.

I primi sintomi – come debolezza, vertigini o sensazione di paralisi – compaiono di solito tra le 12 e le 36 ore dall’assunzione.

Altri sintomi che possono esserci inizialmente sono vomito, difficoltà di respirare, distensione addominale, costipazione o diarrea. Successivamente compaiono difficoltà a vedere bene, a inghiottire e parlare, bocca asciutta, con il rischio di arrivare fino alla paralisi. Nelle prime ore dalla comparsa dei sintomi è possibìle curare l’intossicazione con una specifica terapia.

La tossina responsabile del botulismo può trovarsi nelle conserve preparate male, in cibi in scatola poco acidi, ma anche pastorizzati, trattati con il calore in modo non coretto e mantenuti senza refrigerazone, soprattutto in recipienti ermetici.

Nei cibi commerciali è più raro che si possa sviluppare la tossina, a meno che i barattoli non siano stati danneggiati. Di solito la causa principale sono conserve di verdure e frutta preparate in casa, per le quali può succedere di non rispettare correttamente certe procedure.

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