in sintesi un articolo de Il Fatto Alimentare che integro con i contenuti della petizione lanciata da Ioleggol’etichetta che ti invito a firmare e condividere al fine di stimolare il Governo a fare la cosa giusta per tutelare i cittadini.
Cosa questa che dovrebbe essere un dovere per lo Stato, senza che vi sia bisogno di una raccolte di firme.
Scrive Dario Dongo su Il Fatto Alimentare
L’indicazione in etichetta della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento, non é mai stata prevista dal legislatore europeo, e infatti non è un elemento inserito nella nuova normativa che entrerà in vigore il 14 dicembre 2014.
Il Governo italiano ha introdotto l’obbligo di questa informazione supplementare, dopo avere ottenuto il nulla osta della Commissione europea in quanto giustificato da esigenze di sicurezza.
Il perché è semplice: conoscere la sede dello stabilimento di confezionamento del prodotto consente alle autorità di controllo – anche al di fuori dei canonici orari d’ufficio – di risalire con immediatezza all’impresa e all’impianto da cui il vizio di sicurezza é scaturito.
In questo modo si posono attivare facilmente le azioni correttive utili a mitigare il rischio per la salute pubblica in caso di allerta alimentare come potrebbe accadere in una conserva vegetale contaminata dalla tossina del botulino.
Il Ministero per lo sviluppo economico ha effettivamente espresso l’assenza di volontà rispetto al mantenimento dell’obbligo nazionale di citare la sede dello stabilimento (di produzione e/o confezionamento) sulle etichette dei prodotti alimentari venduti in Italia.
Questa intenzione è stata ribadita in una nota informativa diffusa alla fine del mese luglio 2014 che però non é stata resa pubblica, bensì trasmessa alle Associazioni rappresentative delle varie categorie produttive.
Come stimolare il Governo a riproporre l’obbligatorietà della citazione della sede dello stabilimento sulle etichette dei prodotti alimentari commercializzati in Italia?
L’unica opzione è rilanciare la petizione a suo tempo promossa da Io leggo l’etichetta.
Vale la pena ribadire che la notizia sullo stabilimento di produzione, oltre ad avere una funzione importante per la sanità pubblica, serve ai singoli consumatori per scegliere un alimento rispetto a un altro anche in considerazione del paese o la regione dove è prodotto per motivi legittimi come sostenere l’economia e l’occupazione locali, in nome del valore del lavoro.
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Io leggo l’etichetta è un’iniziativa nata grazie all’indicazione, che molti di voi ormai hanno imparato a leggere, dello stabilimento di produzione, che insieme agli ingredienti e alle tabelle nutrizionali vanno a costituire 3 parametri oggettivi su cui basarsi per valutare e confrontare un prodotto a partire dall’etichetta.
Scrivere sull’etichetta al posto della via che identifica lo stabilimento di produzione un generico PRODOTTO IN GERMANIA, piuttosto che PRODOTTO IN FRANCIA è un dato talmente ampio e dispersivo rispetto allo scrivere la via dello stabilimento che non è di fatto un parametro che consideriamo utile per sapere da chi è fabbricato un prodotto. Ed ecco allora che sorgono le domande:
– Conoscere dall’etichetta solo il Paese in cui è fabbricato un prodotto è un’informazione sufficientemente trasparente per il consumatore per consentirgli di conoscere chi ha realmente fabbricato un prodotto? La risposta per noi è no.
– E’ sufficientemente trasparente per il consumatore conoscere solo il marchio registrato del prodotto in alternativa a nome o ragione sociale del soggetto che si assume la responsabilità sulle informazioni fornite in etichetta e della qualità del prodotto senza conoscere lo stabilimento di produzione che non necessariamente fa capo a quel determinato marchio?
La risposta per noi è no.
Eppure il regolamento europeo lo ritiene sufficientemente trasparente. Ma la marca può cambiare fornitori, materie prime e stabilimenti di produzione. Il consumatore non ha forse il diritto di conoscere chi produce per un marchio che non detiene stabilimenti propri?
Conoscere anche lo stabilimento di produzione e quindi il produttore che non necessariamente coincide con il marchio consentirebbe al consumatore italiano, tedesco, francese di capire se quel determinato stabilimento fa capo a produttori che reputa garanti di qualità così come avviene ancora oggi in Italia, dove il consumatore cercando su google la via di un determinato stabilimento conosce chi è il produttore di un determinato marchio.
Per noi questa è trasparenza.
Conoscere lo stabilimento di produzione è un’informazione di valore molto importante perché consente al consumatore di avere un dato certo da aggiungere ai parametri di valutazione prima dell’acquisto.
Il pregiudizio verso una certa marca può così essere superato partendo dallo scoprire che un dato prodotto ad esempio è fabbricato da una ditta di cui vi fidate e che reputate garante di qualità.
Per queste ragioni FIRMA anche tu la petizione