Quando parliamo di architettura sostenibile non facciamo altro che leggere di consumi al metro quadrato, delle enormi aree certificate. Ma un’agenzia americana ci mostra come questi dati non riflettano l’effettiva sostenibilità delle case green verdi americane, che di anno in anno si fanno più grandi.
Mentre in Europa con il passare dei decenni le case si riducono nelle dimensioni, diventando quasi esperimenti di progettazione di spazi minimi, l’America ogni anno vede crescere la superficie in pianta delle abitazioni.
I dati dei recenti studi mostrano come dagli anni ’80 ad oggi le dimensioni delle case americane siano cresciute del 50%.
La media delle case in costruzione negli Stati Uniti è di ben 241 metri quadrati, con il conseguente consumo di suolo, di materiali edilizi e di combustibile per il riscaldamento.
Se ci limitiamo a confrontare i consumi al metro quadrato, sicuramente una famiglia di 4 persone oggi vive in modo più sostenibile di tre decenni fa, ma se prendiamo in considerazione l’aumento consistente della superficie delle abitazioni e dei dispositivi elettronici in casa, forse questo dato non è veritiero.
Per fare una valutazione accurata la Pew Research prende in considerazione l’intensità energetica, ovvero l’energia consumata paragonata alle unità di attività economica – che nel caso dell’edilizia residenziale sono le famiglie -.
Confrontando il dato di oggi con quello degli anni ’80 – forse il decennio più energivoro della storia -, ci rendiamo conto che il progresso è minimo e che gli americani hanno ancora molto da imparare per quanto riguarda la sostenibilità.
fonte: Le case green americane sono davvero sostenibili?
è mia opinione che una casa più grande non necessariamente ha consumo maggiore di una più modesta: si può risparmiare con un utilizzo…modulare, ad es. riscaldando (raffrescando/illuminando) solo la porzione che viene via via utilizzata.
Non è questione (solo) di miglioramenti strutturali (es. coibentazione) e di impiantistica (es. riscaldamento a zone, con cronotermostati e valvole termostatiche), ma di…stile di vita.
il fabbisogno energetico (nel mio caso) è diminuito non solo “al mq”, ma anche “pro capite” (di notte lo studio e la zona pranzo vengono mantenute a 16°C; nella zona notte la temperatura è 18,5°C dalle ore 20 alle 23, poi scende a 16,8°C ed il riscaldamento riparte alle ore 6,30 ecc…)
Egregio Andrea, come puoi leggere nell articolo di PaoBlog il problema non è se una casa nel tempo riesce a consumare meno apportanto dei miglioramenti strutturali. Ma è..: dato che le case moderne sono (per naturale evoluzione delle tecnologie) meno energivore per funzionare, com’è che negli USA nonostante le case moderne il loro fabbisogno procapite aumenta? Semplice risposta, la casa consumerà meno al metro quadro… ma dato che è aumentata di dimensioni nel tempo.. per 1 persona il fabbisogno energetico è comunque maggiore.
Stesso esempio ma in ambito automobilistico…
comè che continuano a dire che i nuovi motori consumano 3-5% in meno di quello vecchio e poi ci troviamo a dover mettere nei serbatoi 50-80litri… non torna.
Il fatto è che il motore consuma meno per avere le stesse potenze di ieri, ma oggi non abbiamo motori con 30cv come negli anni ’60 ma da 150cv e auto che non pesano 600kg ma 1500kg.
Nonostante l’affinamento tecnologico in più ambiti (aerodinamica, lubrificanti, resistenze, efficienza) un auto più grossa e più pesante continua a consumare oggettivamente di più di una piccola, anche se quest’ultima è nata 40-50 anni fà.
Stessa cosa con le case.. se quella nuova è più grande ma viene usata sempre dalla stessa famiglia di 4 persone.. il fabbisogno al mq diminuisce, ma per persona aumenta.
la superficie non è un parametro di per sè rilevante:
– la mia cara vecchia casa, che per oltre 70 anni (dal 1921 al 1994) era stata scaldata con un impianto centralizzato, prima a carbone, poi a gasolio;
– in sede di ristrutturazione, dal punto di vista energetico, ferma la superficie complessiva, è stata suddivisa (con termostati ambiente) in zona giorno, zona notte, zona “ospiti”, zona “studio” ed infine son state installate valvole termostatiche nei bagni; il tutto alimentato da caldaia a gas a “camera stagna”;
– il costo energetico (non solo in kcal, anche in termini…monetari), modulando il riscaldamento in base alle esigenze effettive di occupazione degli ambienti, è inferiore a 30 anni or sono (ovviamente incide anche la coibentazione delle pareti esposte a nord e la sostituzione dei serramenti);
– in termini costi/benefici, una caldaia a condensazione non mi farebbe risparmiare.