A Trieste si dice “andare al bagno” per intendere “andare al mare” denunciando così in una sola espressione una familiarità naturale. A Trieste il mare è lì, sempre a due passi, e ognuno ha il proprio angolo d’acqua con riti e regole precisi.
La piscina Ausonia, un pezzo di mare ritrovo d’intellettuali e ragazzini pronti al tuffo. Il Pedocìn con il suo muro che divide uomini e donne. L’ambiguo fascino libertino della Costa dei Barbari. E ovviamente Barcola, con Pineta, Bivio e Topolini.
Nove grandi scrittori legati a Trieste si riappropriano del “loro bagno”, dandogli voce in un racconto alla la parte più autentica della città – quel mare che non hai bisogno di andarci, sai sempre dov’è, sai che c’è.