Da sabato scorso, 1° luglio, è possibile aderire alla prima class action europea contro il gruppo Volkswagen per lo scandalo del dieselgate: quella ammessa a maggio dal Tribunale di Venezia su richiesta di Altroconsumo.
Per una volta, dunque, l’Italia fa da battistrada in Europa.
Sarà molto interessante vedere come andrà a finire, visto che – secondo i calcoli che appaiono sull’ultimo numero di Quattroruote – per le “poche” vetture che ha venduto negli Usa il colosso tedesco ha dovuto già spendere in compensazioni ai clienti già 8 miliardi di euro mentre per i tanti esemplari che circolano in Europa non ha risarcito praticamente nulla.
Una differenza stridente, che la dice lunga su quanto sia ancora poco favorevole ai consumatori la legislazione europea.
Ci sarà tempo dino al 1° ottobre per aderire alla class action di Altroconsumo. Poi la causa prenderà avvio e prevedibilmente sarà lunga e combattuta….
continua la lettura qui: Strade sicure | Dieselgate – Al via la prima class action europea. E si fa in Italia
Grazie, l’avevo postato per errore nel commento 🙂 comunque a posto così allora 😉
Caro Lorenzo,
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mi scuso per il ritardo, ho riaperto questo pezzo del blog solo stamattina.
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Quello che dovevo dire l’ho detto, ripetertelo in privato non mi pare servirebbe a molto.
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Se ti e’ cosi’ difficile restare in tema, in passato Paolo ha concesso spazio ad articoli scritti dai lettori, e penso potrebbe fare lo stesso con te.
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Buona giornata.
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Liberi si diventa, Fuck the EU.
il tuo indirizzo mail l’ho eliminato, Lorenzo, che non mi pare il caso di dare da mangiare agli spammer 😉
dopo di che se IPB ha voglia di proseguire il discorso privatamente, vi metto in contatto 🙂
Caro Il Principe Brutto, mi piacerebbe rispondere per esteso ma l’argomento è fuori tema e una risposta lunga non credo si adatterebbe molto alla struttura del blog 😉 quindi aspetto istruzioni da parte di @paoblog, se intende reindirizzarci in un’altra sede o a un contatto in via privata 🙂
>> manca un’eventuale risposta de Il Principe Brutto,
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Te la sei voluta 🙂
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Cosa vuoi che dica?
Vedo in tanti la convinzione che un’altra Europa sia possibile, che quella attuale non funzione tanto bene, e’ vero, ma se le diamo tempo cambiera’ in meglio.
Un’altra Europa non e’ possibile.
L’Europa che c’e’ e’ esattamente quella voluta da chi ha scritto il trattato di Lisbona (che poi sarebbe quello di Nizza, bocciato sia in Olanda che in Francia da un referendum popolare, il cui risultato fu chiaramente ignorato). Che l’Europa di adesso sia esattamente quella voluta lo spiega bene, e concisamente, Luca Fantuzzi in questo articolo: http://losmemorato-ilblog.blogspot.fr/2017/03/leuropa-non-e-leuropa-ue-for-dummies.html.
Vedo molti sostenere che l’Europa non c’entra, che la colpa e’ dell’Italia. Quanto piace a questa gente disprezzare il nostro Paese. I principi fondatori dell’Europa sono contrari a quelli della nostra Costituzione, la cui attuazione ha fatto grande il nostro Paese. Questo paese ha cominciato a declinare quando si e’ cominciato a tradire la Costituzione, e a preferirle i principi dei trattati europei.
Vladimiro Giacche’ lo spiega molto bene in questo libricino, che si legge in due ore e andrebbe messo nei programmi scolastici: https://www.ibs.it/costituzione-italiana-contro-trattati-europei-libro-vladimiro-giacche/e/9788868303389
Una variazione della patologia precedente e’ rappresentata da quelli convinti che l’Europa non ci prende sul serio perche’ non siamo credibili.
L’accesso al nirvana europeo e’ sempre dietro l’angolo; ancora una razione di austerita’ e ci siamo, ancora un taglio ai diritti e saremo presi sul serio, ancora uno schiaffone umiliante e poi ci tratteranno da pari.
Per chi soffre di queste alterazioni della percezione, raccomando una pedante dote di logica: http://ilpedante.org/post/terapie-tapioco-le-apologie-del-fallimento (del Pedante andrebbe seguito ***almeno** l’account Twitter: https://twitter.com/EuroMasochismo)
Ultimo, ma non ultimo, a tutti quelli che ostinatamente si augurano la confluenza dei paesi europei in una entita’ sovranazionale, vorrei ricordare una cosa: si puo’ dare una nazione senza democrazia, ma una democrazia senza nazione non si e’ mai vista.
sicuri si diventa, Fuck the EU.
civile un paio di@#@## .. hai rotto le @@#** … e vaf**** 😀
ed ora che per un secondo ci siamo riallineati alle discussioni via web, andiamo avanti 🙂 ma anche no, nel senso che i punti di vista dei singoli sono chiari… manca un’eventuale risposta de Il Principe Brutto, che sappiamo essere fortemente critico verso la UE 😉
Ovviamente il mio pensiero fa riferimento a me stesso.
Siamo un paese che intasa letteralmente i tribunali con cause condominiali. Sembra un pensiero semplicistico, ma questo approccio se lo portano dietro in ogni ambito, incluso quello politico; se aggiungiamo che al compromesso si sostituisce l’inciucio e via dicendo, va da sè che non abbiamo speranze a livello regionale, figuriamoci nella UE.
Ogni qual volta cito eventuali norme UE, in ambito lavorativo, la maggioranza cade dalle nuvole (o finge di farlo), ma resta il fatto che così come accade in Italia, ci si dimentica che lo Stato (o la UE) siamo noi o perlomeno dovremmo esserlo. Vedi bene che lo siamo solo per le frodi sui Fondi europei, meno quando dobbiamo adeguarci ad eventuali norme.
Ma come detto, io ho dato le dimissioni da cittadino italiano ed europeo, ma perlomeno ci ho provato ad essere un buon cittadino, sbattendo sistematicamente il muso, con l’aggravante dello stato italiano che ci mette del suo, ostacolandomi piuttosto che, alemno, restare passivo. Chiedere alla politica un aiuto concreto a chi fa impresa, tanto più piccola contro i giganti, a suo rischio, ed una certa lungimiranza ed equità, è chiedere troppo. Basta che vai nella categoria Il mondo del lavoro e capisci da solo.
Quindi, io sono coerente con me stesso ed i miei comportamenti. Sugli italioti stenderei un velo pietoso…
Sono un possibilista semplicemente di fronte ai dati storici: dal 1957 a oggi la costruzione europea ha consentito progressi nella cooperazione e nell’avvicinamento dei sistemi giuridici, economici e politici, che erano probabilmente impensabili, con lo scettro del progresso in mano a politici e burocrati. Non senza difficoltà e momenti di stallo anche grave e prolungato. Quindi perché non tenere aperta la possibilità anche oggi? Dico questo con due grosse postille:
a) l’architettura europea è tutto meno che perfetta e priva di punti deboli, invito solo a distinguere volta per volta – e non è sempre facile – se le debolezze provengano dal lato “comunitario” (Commissione&agenzie) o dal lato nazionale (governi, PA, ecc.), o da entrambi;
a) non cado nell’ingenuità di pensare che i progressi di questi 60 anni si siano raggiunti per un infuso d’amore magicamente diffusosi tra i capi di Stato e di governo, sono ben consapevole che l’interesse economico particolaristico è stato sempre ben tenuto in conto e ancora oggi prevale, con decisioni a scapito del principio di solidarietà, che personalmente trovo il più bistrattato e, però, importante allo stesso tempo.
Detto ciò, ho davvero l’impressione che con questa Unione europea siamo troppo esigenti e al contempo troppo superficiali: troppo esigenti perché riusciamo in fondo a “perdonare” allo Stato italiano di essere così inefficiente, contraddittorio, sprecone, anti-libertario in economia, patologicamente contrario alla certezza del diritto, corrotto e invischiato con poteri criminosi, e non riusciamo a pensare che forse tenere assieme 28 Paesi è addirittura più difficile che tenere assieme 20 regioni. Troppo superficiali perché per troppo tempo dell’Europa ce ne siamo fregati – noi italiani, ma non solo, a livello istituzionale e collettivo -, tralasciando di informarci e mandando in UE personale politico e amministrativo spesso di bassa qualità, e però non ci abbiamo messo mezzo secondo a scendere in piazza contro di lei a prescindere dopo la crisi economica. I torti sono di tutti, sia chiaro, però un po’ di coerenza.
Comunque mi piace poter discutere con persone dall’ottica e dalle esperienze diverse dalle mie… almeno so che qui l’ambiente è civile e conciliante 🙂 😉
Mettiamola così… Tu mi sembri possibilista circa uno sviluppo positivo della UE.
Dato che la volontà di cambiare è in mano ai politici ed ai burocrati, non vedo spazi di miglioramento ovvero resto pessimista, ma d’altro canto lo sono nel DNA, tuttavia mi aggancio alla definizione attribuita ad Oscar Wilde: “un pessimista è un ottimista bene informato”, perchè non sono una persona negativa o disfattista a prescindere, infatti continuo a battermi per raddrizzare le cose storte.
Per quel che mi riguarda non sono europeista, non perchè sia un nazionalista, (neanche mi sento un cittadino italiano), ma perchè è evidente che non c’è nessuna voglia e/o interesse di una qualsiasi forma di coesione fra le varie nazioni. Puoi anche versare acqua ed olio nello stesso bicchiere, ma non aspettarti che si mischino fra loro.
@paoblog però chi la scrive e chi la applica sono due soggetti ben diversi: ora io non so se la direttiva sui pagamenti non sia stata trasposta dall’Italia e da altri Stati, o se non sia applicata dalle aziende; ma nel primo caso il colpevole è il governo italiano, accompagnato da altri governi, perché sono loro a doverla recepire. Nel secondo caso i colpevoli sono i soggetti privati stessi, e si tratterebbe di un mancato rispetto della legge.
E’ vero che ogni Stato membro UE ha i suoi scheletri nell’armadio quanto a rispetto del diritto europeo, ma la colpa di chi è? Dei governi o di Bruxelles? Volendo escludere dal problema il tema normative cervellotiche e troppo complesse (cui comunque gli Stati hanno contribuito, altrimenti non avrebbero mai visto la luce), le restanti carenze sono a carico dei governi; Bruxelles può fare poco oltre aprire procedure di infrazione – cosa che fa e che dovremmo conoscere bene – che hanno spesso esito positivo, ma gioco forza non si può essere solerti su OGNI mancanza.
Non so a che ufficio appartenesso gli avvocati con cui hai avuto a che fare, però la Commissione compila periodicamente rapporti sullo status del diritto europeo negli Stati membri, per cui del grado di applicazione almeno ufficiale è al corrente…
Un ultimo commento sull’aspettativa che la UE esiste solo se ci si può attendere lo stesso trattamento normativo e fiscale ovunque: per le norme teoricamente uniformi verissimo, per le altre non ce lo si può aspettare finché tali norme saranno differenziate; sul piano fiscale possiamo solo augurarci che i Paesi convergano intorno a un modello virtuoso comune ma per ora questa è materia nazionale e tale resterà per parecchio tempo… ancora una volta, per volontà di chi?
A livello normativo e burocratico, la UE esiste, lo si vede benissimo. Ma le norme (e quindi la UE) sono reali solo se applicate in ogni singolo Stato, senza se e senza ma. Ed invece poi ognuno si da i fatti suoi, adotta quelle che gli fanno comodo, ritarda le altre.
Restando su un argomento a me caro, vedi la Direttiva sui pagamenti, totalmente inappplicata in Italia e, tutto sommato, anche nel resto dell’Europa, visti i comportamenti dei miei clienti tedeschi, austriaci e francesi. E così come capita ai burocrati nostrani, anche quelli della UE non conoscono le singole realtà contro le quali noi ci scontriamo ogni giorno.
Parlo a ragion veduta, forte del colloquio telefonico avuto con alcuni avvocati che mi avevano chiamato da Bruxelles a seguito di una vibrata protesta contro la presa per il C… della Direttiva sui pagamenti.
Scrivere una norma, con compromessi o meno, è facile. Applicarla è già più complicato. Però ignorare che le norme non funzionano è ingiustificabile e mostra che la UE (come lo Stato italiano, beninteso) è un gigante d’argilla.
La UE esiste se ogni cittadino ha gli stessi diritti & doveri in ogni Paese e se ogni impresa può aspettarsi il medesimo trattamento a livello normativo e fiscale, in ogni paese. Se a te pare che sia così…
Circa l’azione collettiva nei confronti di VW, servirà forse a dare un segnale? Interverrà il TAR del Lazio prima o poi a sospendere la pena eventuale?
Qualche settimana fa leggevo di una sanzione, peraltro irrisoria (180.000 €) mi pare erogata nel 2010 ad una di quelle società che vengono multate con regolarità (il che la dice lunga) e confermata solo nel 2017.
Su queste basi VW sarà mai veramente punita per l’illecito commesso? Ho forti dubbi.
Perdonami, ma non è affatto vero che la UE non esiste, basti vedere la mole (spesso eccessiva) di normative prodotte in questi 6 decenni, che non ridurrei a facili slogan sui cm di vongole o cetrioli. Per il resto, in fase di pre-decisionale è naturale e necessario che ci siano trattative informali con tutti gli Stati (a lato delle votazioni formali) e che il risultato finale sia spesso un compromesso; d’altra parte lo è anche in una realtà come gli USA perché anche lì ogni provvedimento tocca in modo diverso più interessi.
Le stesse norme europee sulle emissioni sono state scritte con il non trascurabile concorso delle case automobilistiche, certo più competenti in materia, e certo non restie a fare i propri interessi in sede di negoziazione… ma è piuttosto ironico che sia stata proprio una casa automobilistica a fare una figura barbina in quest’ambito.
Poi comunque non capisco: si critica da un lato Bruxelles perché ci pone troppi vincoli inconcepibili… ma allora esiste o non esiste?
Un momento, giustificazione a quali condotte? A quella di VW manco per sogno, anzi! Poi, a quale direzione porta l’architettura dell’intera costruzione EU? Alla Germania che comanda sugli altri schiavetti? Mi spiace ma questa è una mezza verità che tralascia o sceglie di tralasciare vari elementi e vari episodi di segno opposto…
Uscendo dal seminato, come dicevano giorni fa su Il Salvagente in merito al problema sottovalutato dalla UE sul tonno spagnolo con istamina, la UE sta lì a perdere tempo sulle dimensioni delle vongole e tralascia le cose importanti come, ad esempio, la sicurezza alimentare.
Senza dimenticare che Bruxelles da una parte approvano regole contro le emissioni (purchè non si scontrino con gli interessi della Germania) e dall’altra sta negoziando accordi commerciali con Mercosur, Indonesia e Malesia che aumenteranno le importazioni di biocarburanti insostenibili.
Insomma la UE da sempre un colpo al cerchio ed uno alla botte. Perchè di fatto la UE non esiste.
Il tentativo di creare una reale Unione Europea è nobile, ma utopico. Tutti vogliono dire la loro al tavolo, incassare quello che gli spetta, ma le rogne, per carità, restino ai singoli Paesi.
Circa il parere dei vertici VW… io non sono un giurista, per cui la mia opinione vale zero, tuttavia quando si combina qualcosa la prima regola è negare ogni responsabilità.
Vedi il recente Docufilm sui Carabinieri (Storie in divisa) ove ogni criminale ha le sue caratteristiche, ma tutti erano accomunati dalla solita frase, al momento del fermo, anche se presi con le mani nel sacco: “non ho fatto niente”.
Ciao Lorenzo,
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scusami la franchezza, ma la tenacia con cui gente come te si addentra nell’analisi di ogni micro minuzia tecnica per fornire una giustificazione a certe condotte, e al tempo stesso riesce ad ignorare che a livello macro l’architettura dell’intera costruzione EU pende sempre e comunque in una sola direzione e’ ormai ingiustificabile.
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Non mi sempra spiegabile riuscire ad arrivare al 2017 ed affidarsi ancora alla speranza che giustizia sia fatta a Bruxelles, a meno di non essere volutamente e pervicacemente ciechi e sordi.
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sicuri si diventa, Ride Safe.
Vorrei fare una puntualizzazione sul rapporto tra VW e UE. Effettivamente non piace vedere che negli USA, mercato tutto sommato marginale per VW, in pochi mesi il gruppo abbia saldato almeno in parte il suo debito senza nemmeno andare in tribunale, e che in Europa si ritardi ancora.
Però non punterei il dito (solo) sull’Unione: in Europa, se è vero che le procedure di omologazione sono uniformate, spetta però agli enti nazionali controllarle e accertare irregolarità, imponendo sanzioni dove necessario. Quindi spetta alla Germania punire VW per l’illecito commesso in base al regolamento che proibisce i defeat devices; peccato che la Germania a) non avesse mai attuato norme punitive in questa materia e b) men che meno si sia attivata per implementarle e applicarle a VW. Ora la Commissione ha aperto dei procedimenti contro la Germania e altri Stati proprio su questo punto, ma si capisce che è più difficile per un ente sovranazionale far fare i “compiti” agli altri Paesi piuttosto che per un ente federale USA applicare direttamente sanzioni a un’azienda.
Poi sullo sfondo permane un’altra questione, mai del tutto archiviata: e cioè che a parere di alcuni vertici di VW il gruppo non avrebbe commesso nulla di illecito in UE (!) mentre avrebbe invece commesso una truffa negli USA; si è sostenuto questo alla luce di come sono scritte le norme europee e dei margini di discrezionalità che lasciano ai costruttori; ora, da più parti si ammette che questa difesa è piuttosto ridicola, e ci mancherebbe, però – e qui sì tiro le orecchie a Bruxelles – non si è mai sentita una voce ufficiale ferma e decisa sulla certezza che VW abbia violato il regolamento sulle emissioni. Almeno, si chieda un parere alla Corte di Lussemburgo.
Quindi ci sono colpe da più parti in un sistema che fatica ancora a far coesistere uniformità “federale” e prerogative governative. Adesso bisogna sperare che le procedure di infrazione, accanto a class actions come questa (ci sono processi aperti per risarcimenti anche in Germania), siano svelte e portino risultati.
>> Una differenza stridente, che la dice lunga su quanto sia ancora poco favorevole ai consumatori la legislazione europea.
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La dice ancora piu’ lunga sulle illusioni di chi ancora crede alla chimera di una Unione europea giusta e solidale. L’unica regola che conta e’ quella del piu’ forte, e per il piu’ forte le regole si applicano solo agli altri (dalla finanza alle auto, gli esempi sono ormai innumerevoli).
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sicuri si diventa, ride safe.