Iran, fine degli anni ’70. I genitori di Maryam sono giovani, innamorati del loro paese, comunisti e coraggiosi.
Ma tutto questo non serve a nulla: l’Iran sta sprofondando verso l’instaurazione di uno dei regimi più oscurantisti dell’epoca moderna, e loro sono costretti a fuggire.
Quando, a sei anni, riesce a raggiungere il padre in esilio a Parigi, Maryam non può portare nulla con sé. Anzi, viene costretta a donare tutti i giochi ai bambini di Teheran.
Tranne la sua bambola, che seppellisce sotto un albero, promettendole di tornare a prenderla. Approdata in Francia, Maryam sente che il solo modo di sopravvivere è cancellare la memoria del persiano, che lì nessuno conosce.
Solo quando sarà molto più grande questo rifiuto si ribalterà nella meravigliosa riscoperta di una lingua piena di poesia.
Leggi anche: Chi dopo titubanze e ripensamenti, viaggia in Iran poi ci ritorna sempre