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L’auto elettrica mi piacerebbe, però…

Non ho tenuto conto del saldo attuale del mio c/c sennò questo post neanche avrebbe visto la luce 😉 ma in ogni caso chi mi legge abitualmente ricorderà quanto scrissi in occasione del 4° compleanno della Toyota Yaris ibrida ovvero che:

dopo quattro anni ibridi ribadisco quanto detto in passato: Indietro non si torna e potendo si va avanti, e quindi verso un’elettrica.

A prescindere dalle mia possibilità attuali, leggo e mi informo ed in questo una grossa mano me la dà Vaielettrico, tuttavia sono le avventurette elettriche di Paolo Attivissimo a rispondere alle domande che mi faccio, dato che mi vien da pensare che ancor prima del prezzo d’acquisto o dell’ansia da ricarica a frenare la vendita delle auto elettriche, sarà la somma di complicazioni ed inefficienze nelle colonnine di ricarica.

Qualche malfunzionamento alle colonnine è logico che accada, ma sembra che certe società facciano di tutto per complicare la vita ai loro utenti.

Vien da chiedersi, al di là di una App che consenta una prenotazione della colonnina, perchè non sia possibile fare come per i distributori self-service per la benzina e quindi pagare il pieno di energia con la carta di credito e via andare.

In seconda battuta, ho letto un’osservazione di Attivissimo, che mi trova completamente d’accordo:

se gli autosilo avessero le colonnine o anche solo una presa elettrica normale, potremmo ricaricare

Una soluzione semplice da realizzare, ritengo, che possa allargare le possibilità di ricarica a tutti quelli che lasciano le auto in sosta nei silos o parcheggi di prossimità.

E sebbene legga molte opinioni contrarie alle ibride plug-in, mi trovo d’accordo con quanto scritto da Attivissimo nel suo ultimo post elettrico:

…se la rete di ricarica è in queste condizioni e impone queste assurde complicazioni, l’auto elettrica non potrà mai decollare e diventare un prodotto usabile dall’automobilista medio.

Per come è messa la rete di ricarica italiana in questo momento, consiglierei non tanto un’elettrica pura (salvo casi particolari), ma un’ibrida plug-in con una cinquantina di chilometri di autonomia elettrica, così la si può usare in elettrico per tutti gli spostamenti brevi (specialmente in città) ma si ha libertà di viaggiare grazie al motore a pistoni.

Magari fra qualche anno sarà diverso, ma per ora le cose stanno così.

E quindi così come resta forte l’attrazione verso la Hiunday Kona da 64 Kwh, se non si riuscisse, per motivi strutturali, ancor prima che economici, a passare all’elettrica pura, la plug-in resta nei miei pensieri; la Kia Niro a grandi linee mi interessa, ma non mi entusiasma; l’ideale sarebbe una Kona ibrida plug-in, tanto più che la versione ibrida la trovo molto interessante.

 

7 commenti su “L’auto elettrica mi piacerebbe, però…

  1. IlPrincipeBrutto
    4 novembre 2019

    Condivido l’osservazione. Certe osservazioni si tollerano poco gia’ quando sono accompagnate da una risposta sul merito della discussione; quando arrivano da sole, viene il sospetto che il loro unico ruolo sia quello di coprire la mancanza di argomenti.
    .
    Sicuri si diventa, Ride Safe.

  2. Andrea
    4 novembre 2019

    il mio (palese) errore nello scrivere l’unità di misura NON sposta i termini del problema

  3. IlPrincipeBrutto
    4 novembre 2019

    >> “chi dovrebbe pagare la messa in opera”. Gli utenti elettrici, tramite il costo di ricarica, esattamente come succede per gli altri servizi.
    .
    Sorvolo sull’ “esattamente come succede per gli altri servizi”, e rimango sull’argomento. Mi sembra che abbiamo la risposta anche a questo auspicio:
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    >> se gli autosilo avessero le colonnine o anche solo una presa elettrica normale, potremmo ricaricare
    .
    Basta presentarsi dal proprietario dell’autosilo e pagargli i lavori di installazione della colonnina, con relativo adeguamento dell’impianto elettrico. Dico bene?
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    sicuri si diventa, Ride Safe.

  4. paoblog
    4 novembre 2019

    Copio qui una parte di risposta di Attivissimo che ha postato nell’altro commento: ““anche solo una colonnina da 6 Kwh per ogni posto auto”. Semmai kW, non kWh; e non servono 6 kW, ne bastano anche 3, se si tratta di un parcheggio per qualche ora, per dare molti km di autonomia.”

  5. paoloattivissimo
    4 novembre 2019

    Giusto un paio di chiarimenti:

    “Attivissimo del mondo di ricaricare la propria Tesla”: non ho una Tesla. Ho una modestissima Peugeot iOn di seconda mano.

    “anche solo una colonnina da 6 Kwh per ogni posto auto”. Semmai kW, non kWh; e non servono 6 kW, ne bastano anche 3, se si tratta di un parcheggio per qualche ora, per dare molti km di autonomia. Questo commento è stato spostato in risposta nel commento di un altro lettore.

    “chi dovrebbe pagare la messa in opera”. Gli utenti elettrici, tramite il costo di ricarica, esattamente come succede per gli altri servizi. Del resto, chiediamoci chi ha pagato la messa in opera della colossale, capillare infrastruttura che ha piazzato distributori di benzina e gasolio a ogni angolo di strada in tutto il mondo.

  6. IlPrincipeBrutto
    4 novembre 2019

    Mi pare ci sia una domanda ovvia che non viene mai fatta; chi dovrebbe pagare la messa in opera della gigantesca infrastruttura necessaria per rendere le auto elettriche una opzione plausibile per le masse?
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    E’ una domanda che mi pare apra una serie di scenari tutti piuttosto scabrosi.
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    Immaginiamo per esempio che la risposta sia: i costi devono essere a carico di chi usa e vuole le auto elettriche. E’ un concetto omologo a quello di chi sostiene che il costo dell’assistenza medica andrebbe fatto pagare a chi ne ha bisogno, via assicurazioni sanitarie private (per non parlare id chi dice che i soccorsi andrebbero fatti pagare a chi ha avuto un incidente). Ma in questo caso, l’auto elettrica finirebbe immediatamente fuori mercato.
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    I costi non possono quindi che finire in carico alla collettivita’, nel qual caso pero’ sorge un’altra questione morale spinosa; perche’ la collettivita’, alla quale si dice per esempio che non ci sono i soldi per ampliare l’offerta di trasporti pubblici per tutti, dovrebbe farsi carico del costo di una infrastruttura dedicata a mezzi che sono appannagio dei piu’ ricchi?
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    Piu’ in generale, e qui mi allaccio al piu’ ampio discorso della ‘rivoluzione verde’, o ‘Grin niu dil’, per dirla in milanese moderno, perche’ i soldi per garantire i diritti socilai di base della popolazione non ci sono perche’ altrimenti si violerebbero regole arbitrarie di bilancio, ma se i medesimi soldi si dovessero spendere per rendere piu’ facile agli Attivissimo del mondo di ricaricare la propria Tesla, allora non ci sarebbero problemi?
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    A me pare che, come molte innovazioni a cui si fa propaganda incessante, l’auto elettrica da sola non puo’ andare da nessuna parte. La sua adozione diffusa puo’ solo essere imposta per via legislativa e con l’appoggio di enormi investimenti pubblici. Ma tali investimenti non sono giustificabili nel momento in cui investimenti altrettanto ingenti, necessari per garantire un livelo di vita dignitoso alla popolazione, vengono negati.
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    sicuri si diventa, Ride Safe.

  7. Andrea
    4 novembre 2019

    per gli autosilos, anche solo una colonnina da 6 Kwh per ogni posto auto, comporterebbe una potenza impegnata…esponenziale (ed un impianto elettrico calibrato di conseguenza).

    Per NON tacere dell’impianto antincendio e del CPI (vie di fuga -specie per i piani interrati-, compartimentazione ecc…).

    La ricarica multipla in ambiente chiuso è…un problema

    Così come irrisolta, mi sembra, la questione “incremento massa”, rispetto ad un veicolo a combustione interna.

    Idem per il decadimento delle prestazioni delle batterie dopo tot cicli di ricarica.

    Interessante invece (considerato il volume del veicolo ed il favorevole rapporto massa/numero passeggeri) l’autobus sperimentale, Fuel cell, di cui parlavano ieri a TG2 motori

I commenti sono chiusi.

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