Testi & foto di Mikychica.lettrice
“Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan”.
Calliope/Cal, il narratore, nasce con una rara malformazione: pur essendo geneticamente maschio, possiede, sia pure incomplete, le gonadi di entrambi i sessi. Siccome però nessuno alla nascita si accorge della cosa, egli viene allevato come una bambina.
Come si può ben capire, quello di “Middlesex” è un materiale narrativo incredibilmente forte.
Eppure Eugenides fa una scelta per molti versi spiazzante: toglie Calliope/Cal dalla scena per quasi metà del romanzo, con una mossa genialmente azzardata, decide di andare cronologicamente a ritroso, di risalire la corrente del tempo, per raccontare la storia familiare di due generazioni di Stephanides, alla ricerca di quel “peccato originale”, che è la causa segreta della presenza nel corredo genetico del narratore di un cromosoma difettoso.
Vive la tempesta emotiva di chi non sa esattamente cosa ci sia di sbagliato in lei, ma percepisce chiaramente che qualcosa non va…
Dottori come se piovesse, luminari di genetica che faranno di lei il proprio personale fenomeno da baraccone, e poi la certezza di non voler essere “trasformata” da un bisturi, ma solo dal coraggio di accettare la propria naturale trasformazione in “maschio”, in quel maschio che è sempre stata, senza saperlo.
Ma per farlo deve essere sola, lontana da chi l’ha sempre amata come “figlia”: ucciderà Calliope davanti allo specchio di un barbiere…e farà nascere “Cal”, l’ermafrodita.
“Il mondo esterno era finito. Ovunque fossi andato avrei sempre incontrato me stesso”.
Un romanzo ricco, che t’inghiotte…che ti rapisce dal primo rigo, ma che non riesci a divorare, ti richiede tempo, assimilazione, senza mai essere pesante.
Ma merita tutto il tuo tempo, merita di essere assaporato.