1944. Il professore ebreo Isaia Maylaender, tornato in Ungheria da Fiume per stare vicino agli anziani genitori, si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato: finisce con loro ad Auschwitz-Birkenau.
Maylaender è un uomo brillante, abituato agli agi, e la spietata vita nel lager lo consuma. Pur di vivere con minor disagio, accetta l’offerta di un ufficiale delle SS, Hillgruber, che vorrebbe mettere a frutto i libri requisiti nel ghetto di Cracovia e creare una biblioteca per offrire ai soldati nazisti distrazioni più elevate del gioco e del bordello.
Il professore prende il compito molto seriamente: spera infatti che i libri possano rendere le SS più umane. Hillgruber, intanto, gli assegna altri due incarichi: fare da precettore al figlio e redigere le sue memorie di guerra, compito che si rivelerà molto più pericoloso di quanto Maylaender avrebbe mai potuto immaginare…
Ignaro dell’avanzata inesorabile dei sovietici, ormai sempre più prossimi ad Auschwitz, il professore dovrà prestare attenzione alle numerose insidie che si celano dietro ognuno dei suoi incarichi, stretto nella morsa dell’inferno del lager.
leggi anche la recensione di MilanoNera, dalla quale pubblico un breve estratto:
Un romanzo, Il bibliotecario di Auschvitz, che riesce a mischiare abilmente realtà storica a colpi di scena.
Ma e soprattutto un testo in cui si evidenzia il valore dei libri e della cultura, irrinunciabili pilastri in un mondo brutale e difficile che non è soltanto quello che fu ai tempi della seconda guerra mondiale.
Il tutto, attraverso una colta narrazione in prima persona con una voce che ti accompagna dalla prima all’ultima pagina.
La voce e la testimonianza di un uomo che si confessa senza falsi pudori e descrive le angoscianti vicende del suo drammatico calvario sotto forma di diario.