“Bella mia” è un inno alla vita, alla persona che amiamo, alla terra che ci accoglie, è la ricerca spasmodica della speranza, della ricostruzione dopo l’abbattimento del disastroso e indimenticabile terremoto che ha colpito l’Aquila.
E’ una confessione intima e struggente di chi è rimasto illeso nel corpo, è l’urlo straziante di una donna che vede morire la sorella gemella e che a piccole dosi vede crollare il mondo che la circonda e il resto della famiglia che le rimane.
E’ una dura prova di sopravvivenza, di dettagliate situazioni che Donatella Di Pietrantonio spulcia con pochi mezzi, ma quelli usati sono parole dettate da un’intima narrazione quasi scarna e dolorosa tanto quanto è stata la violenza del terremoto che ha raso al suolo case, persone, oggetti e le affezioni della propria terra natia.
E’ la dura prova che l’uomo deve sostenere prima con se stesso e poi con chi gli sta accanto per elaborare il complesso concetto della perdita improvvisa. Una risalita dalle macerie, un piacevole ricordo che riemerge nella mente.
La forza del libro è quella di scavare nei sentimenti dei protagonisti per elaborare tutto il dolore che lascia una simile tragedia.
Questo dolore diventa poesia attraverso la penna di Donatella Di Pietrantonio che ci permette anche di passeggiare fra le rovine della città per cercare un futuro andato perduto fra le macerie.