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Trama:
Salendo su una barca dall’epico nome di Antigone, Gigi Berté non si aspettava di finire a capofitto in una tragedia greca… e di esserne anche, suo malgrado, un protagonista.
L’imprevisto invito di una velista, accettato per fuggire da un fantasma del passato, trasforma la tranquilla uscita in mare del commissario in un vero incubo… quando un motoscafo Riva esplode a pochi metri dalla vela. Berté si salva con qualche ferita, ma non così la donna, ricoverata in fin di vita all’ospedale, né il pilota del motoscafo, dilaniato dall’esplosione.
Le indagini si concentrano sulla vittima, Vittorio Cella, un imprenditore dal passato burrascoso e sibillino che millantava guadagni derivanti da rocambolesche circostanze, e descritto da amici e famigliari come un bugiardo cronico, una persona inaffidabile ma dotata di innata simpatia e sincera generosità d’animo.
Le ricerche, però, coinvolgono anche un dinamitardo dal viso angelico e dalla comprovata crudeltà, uno zio arido e misantropo, una ballerina che si presenta con la figlia naturale di Vittorio Cella e con un minaccioso fratello.
L’inchiesta è di per sé un rompicapo, considerati i continui colpi di scena, e Berté deve ricorrere ai suoi «metodi fantasiosi» per arrivare a scoprire la torbida verità.
Letto da: Paolo
Opinione personale: Sono un appassionato lettore della serie con il Commissario Bertè ed anche in questo caso sono rimasto soddisfatto, per cui nella mia classifica personale ottine un Buono (4 * su Kobo).
La storia inizia letteralmente con il botto, che peraltro ha un’onda d’urto alquanto lunga visto il personaggio del Cella, a dir poco poliedrico, negativamente parlando, s’intende.
Come sempre l’indagine si basa su canoni investigativi precisi, con lavoro sul campo, istinto da sbirro e ricerche telematiche che si integrano al meglio, portando Bertè sulla strada giusta.
Ed una volta di più, coda a parte, 😉 scopro analogie fra il mio modo di essere e quello del commissario, visto che più volte Amiche alle quale ho consigliato la lettura dei libri di Emilio Martini (ovvero le sorelle Martignoni) mi hanno detto che siamo molto simili.
Nel finale Bertè ha azzardato parecchio per dare una mossa al colpevole (o presunto tale, figurati se ti svelo la fine), ma la fortuna aiuta gli audaci.
Nota a margine: La storia si svolge durante l’estate, per cui ci sono i vaccinati, ma poche restizioni, per cui visto il mio abituale principio di precauzionalità, mi ha infastidito il fatto che spesso le mascherine vengano tolte negli ambienti chiusi, piuttosto che il contrario, tuttavia ho avuto uno scambio di opinioni con la sempre gentile Michela Martignoni che mi ha detto che la scelta di non parlare troppo del Covid è stata intenzionale e visto che in estate c’erano (purtroppo) meno restrizioni, ci sta il fatto che le mascherine fossero utilizzate con disinvoltura.
Per quanto riguarda il Commissario Bertè, vale quanto scritto a suo tempo nel post Parlando di libri e di commissari, sempre uguali a sè stessi… : “…. è piacevole leggere le indagini di un commissario che, per quanto burbero ed esplosivo, a tratti, non cade nel clichè del solito semi-alcolizzato, incapace di gestire i rapporti con i sottoposti e con le donne.“