Ricevo dall’amico Francesco, una sua poesia, che pubblico con estremo piacere.
Il disegnatore di stelle
La notte vado in giro
e con un tocco di matita
riempio il cielo di stelle.
Sono io che disegno tutte quante le stelle
che puoi vedere sospese, lassù…
Poi, con un colpo di magìa,
le accendo tutte quante assieme:
ché possano illuminare la notte
dei gatti di Roma, matti e sognatori
come me;
ché possano incantare i sogni dei bambini
che la sera guardano il cielo dalla finestra
prima di andare a letto;
ma, soprattutto, affinché possano vegliare
sul tuo sonno e riempirlo di gioia,
piccola principessa…
i matti e i sognatori come te… come me e come tutti quanti che anche quando sognano vivono una VITA piena. : )
deludente
Non per difendere la poesia dell’amico Francesco, ma l’aggettivo utilizzato mi sembra fuori luogo. Meglio un semplice non mi piace, magari supportato da qualche argomentazione, ma deludente, come direbbe qualcuno che ci azzecca?
Per essere delusi bisogna prima aspettarsi qualcosa; e come si possono avere aspettative da una poesia scritta da uno sconosciuto? La poesia nasce da un suo sentire, può sicuramente piacere o non piacere, certo non deludere.
Secondo me.