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L’etica in tavola.

di Roberto La Pira – Blogger del Sole 24ore

Se non ci saranno intoppi presto sarà possibile leggere l’etichetta è capire se vitelli, polli e maiali hanno vissuto in modo “felice”, oppure se sono cresciuti  ammassati in ambienti poco confortevoli. Qualcuno ritiene queste informazioni poco importanti, ma una grossa fetta di consumatori europei non la pensa così.

Le indagini dell’ Eurobarometro confermano il crescente interesse verso le condizioni di vita degli animali che finiscono  sulle nostre tavole imbandite. Un parere simile è stato espresso recentemente dal ministro spagnolo dell’ambiente rurale e marino Elena  Espinosa , favorevole  all’elaborazione di un’etichetta  sul benessere animale.

Anche il comunicato stampa  di fine febbraio 2010 elaborato dal Consiglio europeo dell’agricoltura  lascia aperta la possibilità di un’etichetta volontaria sulle condizioni di allevamento. Il progetto ha un suo fondamento perché da qualche anno esiste nell’ambito europeo  il gruppo   Welfare Quality che si occupa del benessere degli animali, composto da 44 organismi di ricerca di 13 Paesi europei e 4 dell’America latina. Il gruppo  ha redatto un protocollo per valutare la situazione degli allevamenti basandosi su parametri rilevati osservando gli animali.

«Il protocollo – spiega  Paolo Ferrari  del CRPA di Reggio Emilia membro del gruppo che ha esaminato i  polli da carne – è basato su un  sistema di  valutazione a punti, che prende in considerazione da 30 a 50 elementi. Gli ispettori non considerano il sistema di allevamento ma la forma fisica degli animali, lo stato di nutrizione,  le condizioni igieniche e il confort. Si valuta anche la  libertà di movimento per capire se sono “felici”, e  se  hanno un comportamento normale. Detto così il compito sembra difficile, ma in realtà esistono segnali  precisi per capire se una mucca sta bene nel proprio recinto, o se un maialino è rissoso perchè vive in condizioni di affollamento e di stress».

Il primo dei  quattro principi ispiratori del protocollo riguarda  la nutrizione, ovvero la regolarità dei pasti e la possibilità  di bere  liberamente.

Al secondo posto troviamo le condizioni di riposo, la temperatura ambiente e la libertà di movimento. Un aspetto importante è la verifica di eventuali lesioni agli arti o altri tipi di ferite  causate da fattori esterni o da scontri tra animali.

L’ultimo fattore è il comportamento che può essere normale o un po’ troppo aggressivo. C’è pure una scheda per valutare l’assenza di sofferenze durante la macellazione. Anche se non si fanno analisi di laboratorio gli esperti ritengono sufficiente  un controllo scrupoloso come quello definito nei protocolli ,per attribuire ad un allevamento la categoria: eccellente, superiore, accettabile oppure non classificato.

La nuova classificazione è simile alla filosofia dell’agricoltura biologica, dove l’assenza di chimica non determina mutamenti evidenti di sapore ma infonde un pizzico di fiducia perché i consumatori hanno  la sensazione di rispettare  la natura e gli animali. Quando sapremo che l’arrosto di maiale proviene da un animale “felice“,  non cambierà  il sapore della pietanza, ma accetteremo meglio il sacrificio.

Fonte: http://robertolapira.nova100.ilsole24ore.com/