Ho già pubblicato un articolo inn merito, tratto da Il Salvagente. Integro il tutto con questo articolo de Il Fatto Alimentare del quale pubblico solo la parte che riguarda il prezzo, perchè dovrebbe essere chiaro a tutti che la Qualità costa ed è impossibile acquistare un prodotto di Qualità, pagando pochissimo.
Ovviamente in molti abbiamo il problema di far quadrare i conti, ma a quelk punto meglio comprare un buon ollio d’oliva che un pessimo extravergine… 😉
Si può leggere integralmente l’articolo cliccando sul link in calce.
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«Oggi – dichiara Lercker a ilfattoalimentare.it – possiamo dire senza alcun dubbio che un extra-vergine con un eccesso di alchil esteri è un olio di cattiva qualità. Questi oli dovrebbero avere un odore sgradevole che però sparisce dopo il trattamento di deodorazione anche condotto in condizioni blande. L’effetto magico però dura poco – continua Lercker perché l’olio, anche se miscelato con un extravergine e imbottigliato, si ossida facilmente e dopo tre mesi il consumatore si trova in bottiglia un prodotto dal sapore mediocre e di pessima qualità».
L’elemento che dovrebbe generare qualche sospetto sulla genuinità dell’olio è il prezzo.
Quando sugli scaffali di alcuni supermercati si trovano bottiglie di extra-vergine al prezzo di 2,5-3,0 €/l viene spontaneo chiedersi come sia possibile arrivare a questi livelli.
Il prezzo è strabiliante considerando che i listini all’ingrosso di novembre indicano un importo minimo di 2,05 € /l per gli oli spagnoli, tunisini e greci. A questa cifra occorre aggiungere i costi di trasporto, lavorazione e imbottigliamento, oltre al margine del venditore e alla fine risulta difficile fare quadrare i conti.
«Vale la pena ricordare – ricorda Luigi Caricato direttore del sito web Teatro naturale – che poco più di un anno fa GS-DìperDì ha venduto olio extra-vergine Natura della ditta Portaro in bottiglia di vetro al prezzo incredibile di 1,99 €/l». Forse non è casuale dire che gli oli con valori fuori norma analizzati ad Ascoli Piceno rientrano in una fascia in queste fasce di prezzo.
L’olio in questione è riapparso in Lombardia molto probabilmente dalla catena C4. L’olio veramente sgradevole sapeva di olio di macchina, non commestibile.
La domanda è: come era finita con questa storia. Di qualcosa di anomalo ci sarà stato.
Si tratta di ‘olio’ vecchio di anni tirato fuori da qualche cisterna?
Come è possibile che la bottiglia non ha nessun riferimento oltre il nome del fornitore, ma nessun informazione su prodotto, scadenza, etc.
A voi i commenti.
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Innanzitutto nel post in questione è fatto il nome di un produttore coinvolto. In seconda battuta nel caso specifico conoscere le marche coinvolte è ininfluente, perchè il consumatore ha in mano un’informazione decisiva per non cadere nel tranello di questi presunti olii extravergini: il prezzo. E’ scritto che un olio con il prezzo di vendita di € 2,50-3,00/lt. non deve essere acquistato. Che sia prodotto dalla sconosciuta ditta X oppure dalla famosissima Y, il discorso non cambia.
Oggi all’Esselunga, fra i prodotti “primo prezzo” ho notato un extravergine ad € 2,74/lt. La marca? Non la ricordo, neanche l’ho guardata a dire il vero. Il prezzo dice tutto quello che c’è da sapere.
Circa il fare i nomi delle marche in altre situazioni, è un discorso vecchio, che ho già affrontato. Al solito si tutela chi fa danni e non chi li subisce.
Questo è il post che tratta l’argomento: https://paoblog.wordpress.com/2009/08/04/alimenti-avariati-perche-non-si-fanno-i-nomi/
grande sarebbe per gli utenti consumatori avere la possibilità di sapere quali sono le marche dei prodotti analizzati anche per premiare chi lavora e produce correttamente ma questa informazione non viene mai data da nessuno ed ho molta nostalgia del dott. Lubrano precursore coraggioso delle inchieste in favore dei consumatori.