
Nel 1942 Lunella de Seta scrisse questo preziosissimo libro di consigli, espedienti e ricette per le donne Italiane che durante la guerra cercavano di mettere insieme i pasti quotidiani. Qui spiegava come risparmiare e sfruttare al meglio i pochi ingredienti reperibili, senza trascurare il decoro e il buon tono della tavola.
Dalle sue pagine escono allora 346 ricette gustosissime e sorprendenti, che danno a tutti lezioni di cucina, gusto, inventiva e sobrietà: minestre – zuppe e farinate – carni- antipasti, contorni e insalate – pesci – piatti vari – legumi- ortaggi e verdure – uova – dolci – frutta cotta, al forno, giulebbata, bevande e caffè autarchico..
I miracoli della fantasia e della buona volontà nella cucina “del poco e del senza”.
Ma queste ricette saporite, sane, dietetiche ed economiche non sono perfette anche oggi?
Fonte: Vallardi
Interessante il parallelismo tra due differenti, ma ugualmente vissuti con quell’incertezza che priva di serenità, periodi di crisi economica e di risorse: il tempo di guerra e l’attuale tempo di recessione…
… Posti davanti alla maggiore tra le esigenze vitali dell’uomo: nutrirsi.
Racconti dei nostri padri, letture di storia, testimonianze documentate da giornalisti, fotografi e cine-operatori ci hanno fatto vedere l’Uomo, durante l’ultimo Conflitto Mondiale, alle prese con la quotidiana lotta della ricerca del cibo, spesso ridotto ad agire con l’istinto della sopravvivenza.
Scene simili, almeno nella tragicità che mina l’orgoglio umano, si cominciano effettivamente a vedere anche oggi: basta solo il pensiero, tenero e triste assieme, di pensionati costretti a rubare al supermercato oppure padri di famiglia mettersi in fila alle mense della Caritas.
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In merito a ciò: è interessante notare come, durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre al diffondersi di queste pratiche ricette che garantivano salute e gusto anche nelle più povere “tavole di guerra”, nelle grandi città d’Italia sorsero molti “orti di guerra” che permettevano anche ai cittadini, lontani dalle campagne dove le risorse vitali sono più alla portata degli abitanti, di cibarsi alla meno peggio.
Così molti giardini pubblici, ville comunali, persino aiuole: qualunque pezzetto di terra tra i palazzi diveniva preziosa risorsa per coltivare ortaggi con cui potersi cibare.
Interessante notare come anche i “potenti”, più per vera necessità che per inutile propaganda autarchica, facevano lo stesso.
Nella mostra fotografica permanente al piano terra di Villa Torlonia, sulla via Nomentana a Roma, è ampiamente documentata la vita quotidiana della famiglia del Duce nell’immenso splendido parco della sontuosa villa data in uso a Benito Mussolini.
Molte sono le foto che ritraggono Donna Rachele ed Edda Ciano intente a lavorare nell’orto di guerra di Villa Torlonia.
Interessante notare, allora, come oggi facciano lo stesso Michelle, Sasha e Malia Obana alla Casa Bianca “imitate” da altri “potenti” del mondo.
Moda o necessità? Esempio inutile o virtuoso?
Comunque: segno dei tempi.
Come segno dei tempi sono i tanti “orti pubblici” sorti in pubblici giardini di Roma, persino in quartieri “chic” come Parioli, Aventino e Monteverde Vecchio spesso coltivati da pensionati a cui l’Amministrazione dei vari Municipi concede l’uso di quei fazzoletti di terra.