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Arpad Weisz e non solo…

Leggevo ieri sul Corriere della targa posta allo stadio Meazza quale ricordo di Arpad Weisz, morto ad Auschwitz nel1944.

Arpad Weisz
Un buon giocatore e un allenatore di successo. Tre scudetti negli Anni 20-30 con Bologna e Inter, Arpad Weisz, ebreo ungherese trapiantato in Italia, scappò in Olanda all’indomani delle leggi razziali. Lì alleno per due anni poi si dovette nascondere, quando i tedeschi invasero i Paesi Bassi. Lo trovarono e lo arrestarono, deportandolo ad Auschwitz. Dove morì nel gennaio 1944.

 

In quest’ottica, un piccolo ricordo di alcuni degli sportivi vittime del nazismo; da notare la deportazione dell’intera nazionale femminile di ginnastica.

Fonte: Lettera43

Tra i milioni di morti della Shoah, non sono mancati gli sportivi. Campioni italiani, olimpici, e mondiali, inghiottiti dalla barbarie nazista.

Attila Petschauer
Tre medaglie olimpiche. E la fama del maestro. Attila Petschauer, sciabolatore ungherese, era una celebrità nel suo Paese. Quando i suoi connazionali lo deportarono in un campo per ebrei in Ucraina, il comandante era un suo vecchio amico, l’olimpionico Kalman-Cseh. Ma la vecchia amicizia non lo salvò. Un giorno d’inverno due guardie gli ordinarono di salire su un albero, nudo. Lui ci provò, mentre loro gli gettavano contro acqua gelata. Petschauer morì pochi minuti dopo.

Alfred Flatow
Era nato nell’Impero tedesco. E per la gloria dell’Imperatore aveva conquistato tre ori olimpici. Alfred Flatow è stato il primo medagliato tedesco della storia delle Olimpiadi: tre ori e un argento ad Atene 1896. Ebreo, dovette fuggire in Olanda per nascondersi dalle persecuzioni. Qui venne deportato nel campo di Terezin, destinato agli ebrei ‘famosi’, agli anziani e ai bambini. Morì nel 1943. A lui e a suo cugino Gustav è dedicata una via che porta all’Olympiastadion di Berlino.

 

Raffaele Jaffe
Raffaele Jaffe era il fondatore e primo presidente del Casale, squadra che vinse il suo unico scudetto nel 1914, proprio con Jaffe come patron. Laureato in Fisica, diresse per anni l’istituto Leardi di Casale Monferrato. Di religione ebraica, ma sposato con una donna cattolica e convertitosi al cattolicesimo, venne deportato dai tedeschi e morì ad Auschwitz il 3 agosto 1944, a 67 anni.

 

Julius Hirsch
Era stato il primo giocatore ebreo a giocare nella nazionale tedesca. E un eroe nella Grande guerra. Julius Hirsch non morì né da sportivo, né da eroe. Ma in una data indefinita del 1943 ad Auschwitz, dove era stato deportato poco tempo prima, da solo, dopo che nel 1935 aveva abbandonato la moglie cristiana e i suoi due figli. Non perché avesse un’altra donna, ma per non metterli in pericolo. Un gesto che li ha salvati dalla morte.

 

Eddie Hamel
Era americano, ma giocava in Olanda. All’Ajax, la ‘squadra degli ebrei’. Eddie Hamel, di professione ala destra, fu nel 1922 il primo giocatore ebreo a giocare nei ‘Lancieri’. E anche l’unico a morire durante la Seconda Guerra mondiale. Nonostante il passaporto americano non riuscì a sfuggire alla polizia tedesca, che lo deportò ad Auschwitz, dove morì a poco più di 40 anni.

 

Werner Seelenbinder
Campione della lotta greco-romana, si rifiutò durante una competizione di fare il saluto nazista. Werner Seelenbinder, convinto comunista, fece parte dei gruppi di resistenza antinazista. Attività di propaganda e di aiuto agli ebrei che finì il 4 novembre 1942. Un blitz delle Ss sgominò il gruppo del lottatore e lui finì in prigione, dove venne torturato, ma si rifiutò di confessare, per quasi due anni. Fino alla sua decapitazione, il 21 ottobre 1944.

 

Victor Perez
Nato in Tunisia, allora colonia francese, nel 1930 diventò campione del mondo dei pesi mosca. Ebreo, Perez viveva a Parigi al momento dell’invasione nazista. Deportato ad Auschwitz nell’ottobre 1943 e trasferito a Monowitz, le Ss lo facevano combattere per il loro divertimento. Morì nel 1945 durante l’evacuazione del campo.

 

Nazionale di ginnastica
La nazionale olandese di ginnastica alle Olimpiadi di Amsterdam era rappresentata da due tecnici e 12 atlete, otto delle quali di religione ebraica. Nel 1940 con l’invasione tedesca vennero arrestate e deportate a Sobibor e Auschwitz. Se ne è salvata solo una, Erika De Levi. Quattro atlete e due tecnici sono morte insieme con le loro famiglie.
Fonte: Lettera43

Un commento su “Arpad Weisz e non solo…

  1. Giuseppe Meazza
    31 gennaio 2012

    Ricordo anche Matthias Sindelar, leggenda del calcio austriaco alla pari del grande Meazza. Oppositore del regime nazista, si rifutava di fare il saluto nazista. Morì in circostanze non chiare all’età di 36 anni

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