Ogni tanto il buon Francesco invia un’opinione (potremmo anche chiamarla una recensione) su un disco e sebbene i nostri gusti musicali siano divergenti, resto affascinato da come riesca sempre a comunicare al meglio le sue sensazioni e ad evidenziare le caratteristiche dell’artista facendo riferimento ai lavori precedenti.
Capiamoci, scrivo per piacere personale, ma se fosse una gara saprei di aver perso in partenza e vista la certezza di non essere all’altezza di una recensione musicale, mi sono sempre trattenuto, se non fosse che un paio di settimane fa ho acquistato, con ragionato istinto (tu mi capisci, Frà :-D), Generi di conforto, l’ultimo cd di Folco Orselli, e dopo il secondo ascolto è nata in me la voglia di scriverne, anche perchè ritengo che Orselli meriti maggior visibilità.
Nove volte su dieci, infatti, quando parlo a qualcuno di Orselli ricevo in cambio un’espressione persa, come è successo domenica quando ne parlavo a Gigi e Paolino2 🙂 , e come succede quando parlo della ReAle … e questa la capiscono Paolino2 ed il Pupo Alpinista 😉
A ben vedere è tutto relativo, perchè piuttosto che essere conosciuto da tanti ed apprezzato da pochi, meglio restare su posizioni più defilate ed avere dei sostenitori del tipo pochi ma buoni.
Da come la vedo io, questo mio desiderio di condivisione nasce dal fatto che così come è lecito criticare quello che non ci piace, dovrebbe poi essere automatico dare il giusto riconoscimento all’impegno altrui, che sia lavorativo, artistico od umano, ed è quello che in genere cerco di fare.
Capisci adesso, caro Francesco, perchè in questo campo sono un perdente? Mezz’ora che scrivo e non ho ancora detto nulla del cd.
Folco Orselli l’ho conosciuto alcuni anni fa tramite Radio Lifegate e, soprattutto, grazie all’utilissimo servizio che permetteva di inviare un sms e ricevere il titolo del brano appena ascoltato in radio.
Sentire La Spina e voler sapere chi era il cantante è stato immediato, così come l’acquisto dell’omonimo cd (2004), che peraltro conteneva Pallottole d’amore, canzone più conosciuta in quel momento, essendo inserita nel film Agata e la tempesta di Silvio Soldini.
Il primo disco mi è piaciuto, nei testi e nelle musiche, ma l’interpretazione di Orselli e la sua voce, caratteristica, dà un valore aggiunto.
Certo, La Spina resta il mio pezzo preferito: spunta una spina nel cuore / quando il cuor non si cura / spunta una nuova paura / spunta la spina nel cuor / la galaverna si sposa / in una mattina nebbiosa…
…ma è degno di attenzione anche L’amore ci sorprende: L’amore ci sorprende / Ci illumina e ci stende, dal buco delle tende tu lo vedi arrampicar…. / Ci dice di calmarci / Di smetterla di berci / Che l’aria è già serena / E c’è un dama già a cantar /E allora ti alzi…dal pavimento
…così come il già citato Pallottole d’amore: Pallottole d’amor / Io sparerò al vento / Cotanto sentimento / Lo porterò a te
…e via via gli altri pezzi, dai più scanzonati Io sono un grande amator – Madama o Marchesa fino a Vorrei dirti altre parole o Lo spazzacamino.
Un disco da sentire più volte, sino a farsi catturare….
Ed eccoci qui ai giorni nostri, stavo sfogliando Vanity Fair e leggo un’intervista ad Orselli, nei panni scherzosi dell’indossatore e leggo della scoperta ed innamoramento (musicale) da parte della redazione: L’abbiamo sentito dal vivo e ce ne siamo innamorati…, per un artista che incuriosisce e spesso conquista al primo ascolto.
Inutile dire che alla prima occasione ho comprato Generi di conforto.
Orselli, dal mio punto di vista, è sempre uguale e sempre diverso; ho ritrovato i testi scanzonati, sicuramente più apprezzabili per chi conosce Milano, come La ballata di Piazzale Maciachini: Vieni con me / vieni in Piazzale Maciachini / son tutti buoni a portarti a spasso sui navigli / e io invece no / ti porto in Piazzale Maciachini / tra un vecchio chiosco, due mignotte e sei tombini
o la Ballata del Paolone: Tal chi che si rivede la mia vita / in uno scompartimento con tutta la tela scolorita
tuttavia ho percepito una nuova profondità nei testi di alcuni pezzi, primo fra tutti l’eccellente Storia della morte e del suo amore: No l’amore no / lasicami andare / che morte sono / e non potrò mai amare / No l’amore no / non posso fare / che mai provai nessun più gran dolore
e sono stato conquistato da subito dalle sonorità di Macaria: Sotto questo vento di macaria / che ci toglie il sonno ed il senno / che ci stanca e poi ci ammalia / ballo insieme a tutta questa aria / sotto un cielo liberato / finalmente rischiarato.
I gusti sono gusti, ovviamente, ma è un disco che mi sento di consigliare… 🙂
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Confesso che non conoscevo Folco Orselli (che, sarà frutto di quelle sensazioni istintive di cui parla Pao, già il nome sembra anticipare la personalità e i contenuti del cantautore), ma a leggere l’opinione di Pao e i versi riportati ne ricavo sensazioni molto positive: trasmettono un intrigante romanticismo scanzonato.
Non so se il riferimento, in parte musicale (penso a certi arrangiamenti sia jazz che sudamericani) ma soprattutto per i contenuti, può essere indovinato: credo, comunque, che a me che piace molto Paolo Conte, Orselli dovrebbe poter trasmettere sensazioni sulla stessa lunghezza d’onda.