Esistono alcune zone d’Italia in cui le sbarre e i vincoli posti dal retaggio familiare sono più resistenti di qualsiasi prigione.
Esiste un mondo, quello della malavita, in cui evadere dalle responsabilità e dai crimini di padri, fratelli e mariti, è atto di coraggio assoluto.
Eppure, se c’è una speranza di sconfiggere finalmente la mafia, questa risiede nell’altra metà del cielo dei boss: le loro donne, il sangue del loro sangue, pronte a ‘tradire’ chi le ha messe al mondo o le ha portate all’altare per perseguire l’ideale altissimo della giustizia.
Quello delle Fimmine ribelli è un fenomeno che continua a crescere all’interno della ‘ndrangheta e che mette i capi clan davanti a una scelta difficile: l’onore o l’amore.
Ma la mafia ha leggi sue che non ammettono deroghe: la donna che tradisce deve morire, e deve farlo nel più silenzioso dei modi possibili.
Così, Maria Concetta Cacciola, Giuseppina Pesce, Rosa Ferraro, Simona Napoli e altre, hanno deciso di aiutare e farsi aiutare dallo Stato.
Lirio Abbate dipinge un loro ritratto che ha come sfondo la malavita calabrese. Uno scenario di straordinario impatto, un grido di speranza.