Ogni anno finiscono negli oceani e nei mari di tutto il mondo circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti, con impatti significativi per la salute umana, l’ambiente e l’economia.
Tra gli ecosistemi più a rischio c’è il Mediterraneo, le cui acque “chiuse” hanno un ritmo di rigenerazione di 80-90 anni, rendendolo così estremamente sensibile all’inquinamento.
Per prevenire, combattere ed eliminare l’inquinamento dell’area è nata nel 1976 la Convenzione di Barcellona, lo strumento giuridico e operativo del Piano d’Azione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo.
In questo contesto, i rappresentanti di 21 paesi del Mediterraneo e dell’Unione europea si sono incontrati in questi giorni a Istanbul per la 18esima Conferenza delle Parti della Convenzione; dalla quattro giorni è uscito un importante risultato grazie all’adozione del Piano regionale di gestione rifiuti marini.
“Sono molto contento di vedere la convenzione Mediterraneo prendendo così seriamente il problema dei rifiuti marini – ha dichiarato il commissario UE per l’ambiente Janez Potočnik. – Questo è un passo importante verso la realizzazione delle significative riduzioni dei rifiuti marini al 2025 che i leader mondiali hanno promesso al vertice di Rio +2 l’anno scorso. Mi auguro che le altre convenzioni marittime regionali adottino ora misure analoghe”.
Il Piano, adottato alla COP di Istanbul, arriva dopo mesi di preparazione, e fornisce ai paesi mediterranei un quadro comune per affrontare il problema dei rifiuti marini.
Le azioni delineate aiuteranno inoltre gli Stati membri dell’UE a rispettare il loro obbligo di raggiungere un ‘buono stato ecologico’ entro il 2020, nell’ambito della direttiva quadro sulla strategia marina.
Fonte: Rinnovabili.it
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