in sintesi un articolo di Paolo Attivissimo
Ha avuto notevole risonanza in molte testate giornalistiche e in generale in Rete la notizia di una ricerca scientifica condotta nel Regno Unito che, stando a come è stata descritta, permetterebbe di usare le “immagini riflesse negli occhi delle vittime fotografate” per “risalire ai volti e quindi alle identità dei pedofili, stupratori e degli autori di tutti quei crimini in cui la vittima viene fotografata dal suo assalitore” (Repubblica).
In realtà, se si va a leggere la ricerca originale invece dei suoi sunti giornalistici, si scopre che questa tecnica funziona soltanto in condizioni talmente particolari da essere attualmente poco realistiche.
Al momento non c’è da pensare che nelle foto caricate su Instagram o nei forum più sordidi della Rete si possano identificare le persone riflesse negli occhi del soggetto fotografato. Le scene di CSI continuano a essere pura fantasia ingannevole.