Qualche settimana fa ho letto un articolo sui risultati dello studio Ecolaboration, circa la raccolta e recupero, mediante riciclo, delle capsule di caffè Nespresso in alluminio.
Leggo che le capsule sono in alluminio, un materiale che può essere riciclato al 100%, infinite volte, con un grande risparmio di energia e materia prima, fino al 95%; il caffè residuo presente nella capsule viene avviato a compostaggio per le coltivazioni di riso.
Nel 2013 sono state raccolte 299 tonnellate di capsule ed avviate poi al riciclo, con un aumento del 76% rispetto al 2012.
Alcuni giorni dopo aver letto questo articolo, casualmente ho letto sul sito di Vergnano che le loro capsule E’spresso 1882 sono biodegradabili, ma destinate al rifiuto indifferenziato.
Vediamo di capire meglio, partendo dalla definizione di biodegradabile:
Dal mio punto di vista, serve a poco avere una capsula biodegradabile che, però, non è compostabile e deve essere gettata nel sacco dell’indifferenziato ovvero destinata all’inceneritore come alla discarica.
Certo, che le capsule si degradino in 3 anni piuttosto che in 100 è un bel passo avanti, ma non sarebbe meglio pensare ad un materiale riciclabile oppure compostabile?
A scanso di equivoci ho chiesto lumi alla Vergnano e mi hanno scritto che:
Relativamente alle sue richieste sulle nostre capsule FAP le posso rispondere che l’additivo che viene aggiunto al materiale plastico della capsule le rende biodegradabili, ma non più riciclabili quindi le capsule vanno gettate nei rifiuti indifferenziati.
Per quanto riguarda le capsule E’spresso 1882 vale lo stesso discorso fatto per le capsule FAP: non possono essere riciclate ma vanno gettate nei rifiuti indifferenziati.
L’additivo le rende biodegradabili in un tempo di circa tre anni anziché 100 come un normale materiale plastico. Tuttavia il tempo di biodegradabilità di tre anni non è compatibile con il compostaggio.
Vergnano insiste sul basso impatto ambientale, ma resto dell’idea che un vero passo avanti sarebbe quello di ridurre decisamente questo impatto, utilizzando del materiale veramente riciclabile ovvero compostabile, come quello presentato lo scorso anno da Novamont, grazie al quale è possibile smaltire i residui della preparazione del caffè gettandoli direttamente nella frazione organica della raccolta differenziata.
Di solito i prodotti compostabili si degradano in sei mesi