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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Dove non arrivano le minacce, ci pensano i soldi…

Leggo in questo articolo di Rinnovabili.it che la diga di Belo Monte, la più grande opera di ingegneria del Brasile, si farà.

Quasi certamente era una battaglia persa, vista la disparità delle forze in campo, tuttavia è triste leggere che questi indios non si sono piegati con le maniere forti, salvo poi cedere di fronte a regalie di ben poco valore rispetto a quello che perderanno, come spiega Giliarde Juruna, il capo di un villaggio nel territorio indigeno Paquiçamba:

«Quando chiuderanno il fiume, distruggeranno le nostre vite. Abbiamo sempre vissuto sul fiume. Questa regione ci ha ospitato, dai nostri antenati fino ad oggi. L’impatto sarà enorme».

Per trent’anni la tribù ha contrastato il progetto dell’immane centrale idroelettrica che si sta costruendo ai confini del loro territorio, in uno dei nuclei di biodiversità più rigogliosi del pianeta.

L’opposizione Juruna non è stata affatto facile da piegare: le comunità hanno sfilato in corteo, fatto pressioni, preso in ostaggio persone e bruciato autobus per tentare di fermare il progetto. Ma hanno fallito.

E’ altrettanto triste notare che alle false lusighe abbiano ceduti i giovani in cerca di facili ed effimeri guadagni, mentre i vecchi, ben consci del reale valore della terra e delle loro radici e mestieri, sono stati emarginati dai giovani, che parlavano portoghese e potevano negoziare il prezzo della corruzione di un popolo con i costruttori.

Hanno ceduto alle lusinghe dei costruttori, che con le cattive non erano riusciti a sconfiggere l’opposizione indigena.

Chiedete, hanno cominciato allora a dire, e vi sarà dato. Così è arrivata la birra, le televisioni, i dolci, le bevande gassate e la plastica. L’agricoltura è stata abbandonata per ordinare la spesa al supermercato.

Un intero tessuto sociale è stato fatto a brandelli in due anni, tra il 2011 e il 2013, con l’atomica del denaro. La storia si ripete.

Due secoli fa, i “visi pallidi” sottomettevano l’America degli indiani, stordendola col whisky per finirla coi cannoni. Ma gli indigeni dell’Amazzonia questa storia non la conoscevano. E forse, l’avessero conosciuta, non sarebbe poi cambiato molto.

Verranno trasferite 20 mila persone, cacciate più dentro la foresta. L’esercito di camion sta muovendo 79.2 milioni di metri cubi di terra: più di quella smossa per il canale di Panama. 

Indigeni-piegati-via-libera-alla-diga-di-Belomonte

La prossima estate, ad agosto, il fiume Xingu verrà chiuso da una diga larga 5 chilometri. Una parte verrà prosciugata, un’altra inondata, l’ecosistema di entrambe sconvolto.

Tutta la vegetazione tropicale nei dintorni dell’impianto è stata rasa al suolo. La deforestazione ha colpito anche qui, ma questa volta era legale. O meglio, legalizzata.

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