Un paio di settimane fa, su Vanity Fair, nella rubrica Fuoco & Fiamma (di Fiamma Satta) ho letto di un bambino autistico di 9 anni che ha cambiato scuola.
Facile pensare, come scriveva Satta, che si trattasse dell’ennesimo caso di malfunzionamenti, carenza di insegnanti di sostegno, di bullismo o di presidi ottusi, ma in realtà la scuola funzionava al meglio ed il bambino era seguitissimo.
Il problema, invece, è nato dai genitori dei compagni di classe del bambino, preoccupati dal fatto che i loro figli fossero scelti dall’insegnante di sostegno per restare inzieme a lui nella “stanza blu” dove il bambino riusciva a relazionarsi meglio, ad esprimersi e nel contempo a contenere le sue reazioni emotive.
Questi genitori, quindi, hanno scritto all’istituto dicendo che i loro figli non sono badanti e neppure medicine e sono troppo piccoli e non possono stare vicino a lui.
Non possono stare vicino a lui. Un mostro? O forse, più semplicemente, un bambino diverso ed infatti guardando il sorriso di Andrea (vedi il libro segnalato in calce) si capisce che è un diverso da isolare, altro che a scuola, dovrebbe stare chiuso in un istituto.
Va da sè che davanti ad una simile chiusura i genitori del bimbo autistico hanno preferito cambiargli scuola.
Tempo fa ho scritto un post nel quale mi chiedevo Un genitore incivile, cosa insegnerà ai propri figli?
Secondo me inciviltà non è solo gettare i rifiuti per strada oppure diseducare i figli che fanno sport (vedi: Se i “pulcini” (9 anni) giocano a porte “chiuse”…) oppure non insegnare il rispetto degli animali (Vedi: Papà straniero 1 – mamme italiane 0).
Serve anche il rispetto delle persone a prescindere, tanto più se l’altro è in difficoltà e magari con un approccio migliore lo potremmo già aiutare.
Il solo fatto di non farlo sentire discriminato, sarebbe un aiuto. Non ti dico neanche di dargli una mano, ma perlomeno non gettargli addosso un peso ulteriore.
Ma a quanto pare la mia visione delle persone è differente da questi genitori e mi chiedo francamente se riusciranno ad insegnare ai loro figli a non essere razzisti, omofobici o chissà cos’altro.
Chissà, saranno genitori che si commuovono guardando Braccialetti rossi e poi parcheggeranno sull’area disabili?
Salvo incazzarsi (loro) se il vigile gli fa la multa, ma d’altro canto, si sa L’Etica non abbonda in questa italietta
Scrive Satta in chiusura: Rimane il problema di come aiutare quei poveri genitori a venir fuori dalla loro sindrome. Psicoanalisi? Terapie di gruppo? Letture? Film? Documentari?
Quello che dispiace veramente, però, è che i loro bambini belli-sani-e-normali hanno perso una preziosa opportunità di crescita, un compagno attraverso conoscersi e confrontarsi con il mondo ed un’occasione di essere orgogliosi dei loro genitori.
Di certo so che Mariablu, la nuova Pupetta del Blog, crescerà con genitori migliori di questi…
per restare in tema, cercando di offrire spunti utili:
L’App “Tools For Autism” a supporto di persone affette da autismo
L’App “ioParlo” per la comunicazione assistita, targato “Genitori e Autismo”
L’App Immaginario per aiutare i bambini autistici
Il verdetto di un medico ha rivoltato il mondo. La malattia di Andrea è un uragano, due uragani, sette tifoni.
L’autismo l’ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per liberare suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.
Hanno viaggiato per anni in cerca di cure: tradizionali, sperimentali, spirituali. Partono adesso per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta.
Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Sbeffeggiano l’oceano dall’alto, tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala.
Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi, è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.
E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe restare in viaggio per sempre.
Non commento che è meglio