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Un libro: Il male italiano. Liberarsi dalla corruzione per cambiare il Paese

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Dopo la Prima, la Seconda e forse la Terza Repubblica, l’Italia sembra essere rimasta un Paese immobile, senza cura per i suoi mali antichi.

Per troppo tempo gli italiani si sono rassegnati a una rete di malaffare che avvinghia e soffoca tutte le forze del Paese: la politica, l’imprenditoria, gli uffici pubblici, fino a minare le fondamenta della vita civile.

È un sistema paralizzato, dove le bustarelle sono l’unico metodo per sbloccare una pratica o conquistare un appalto, che inghiotte le risorse necessarie per far ripartire l’economia e non dà spazio alle energie positive.

Un meccanismo che è diventato insostenibile e va combattuto introducendo nella società gli anticorpi che riconsegnino ai cittadini la fiducia in un futuro senza mazzette né intrallazzi, dove i meriti e le capacità riescano ad affermarsi.

Raffaele Cantone, a lungo pm anticamorra e autore delle indagini più importanti sul clan dei Casalesi, è oggi a capo della neonata Autorità anticorruzione e di una task force di vigilanza su Expo 2015, al lavoro tra le maglie intricate dei rapporti fra politica e affari.

Da questa prospettiva straordinaria racconta il sottobosco invisibile di un’Italia corrosa e individua cosa è necessario cambiare in un Paese che proprio dalla giustizia ha bisogno di ricominciare.

Per lasciarsi alle spalle l’Italia delle tangenti occorre una rivoluzione culturale che, come suggerisce Cantone, non deve aver paura di far piazza pulita, perché il tempo stringe e “bisogna cogliere ogni occasione per dare un segnale forte: cambiare gli uomini e innovare le strutture, per dimostrare concretamente che siamo capaci di intervenire e sanare le ferite”.

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