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Avete voluto l’Expo, ma forse serviva un pò di realismo

Articolo aggiornato dopo la pubblicazione

Sono sempre stato contrario alla decisione di ottenere l’assegnazione dell’Expo 2015, non per disfattismo, ma per realismo ovvero per le ragioni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Tempo fa quando il Governo Monti disse no alle Olimpiadi del 2020 a Roma scrissi che:

E’ ormai chiaro, da anni, che le Olimpiadi (o l’Expo, ahimè … nel 2009 i conti erano già in rosso...) NON sono una grande opportunità economica e di lavoro. Basti pensare ai Mondiali del 1990, alle speculazioni, alle colate di cemento, a strutture mai finite, ai conti in rosso.

Nel post citato il discorso viene approfondito al meglio, tuttavia appare chiaro che Tangentopoli non ha insegnato nulla ai suoi protagonisti che infatti ora ritroviamo fra gli arrestati per gli appalti dell’Expo e, soprattutto, non si è riusciti a cambiare il sistema che regola gli appalti pubblici.

Ha ragione Renzi quando afferma che chi prende le tangenti inizi a pagare con l’interdizione dai pubblici uffici. Devono pagare per sempre.

Questo avrebbe dovuto però essere il punto da cui partire negli anni ’90 in modo da espellere dal mercato imprenditori e politici incapaci di giocare secondo le regole.

L’altra sera, parlando con la Signora K di queste vicende le facevo notare come persone che hanno pagato un prezzo a titolo personale, finendo in carcere, non abbiano paura di tornarci per cui delle due l’una: o il carcere non è così brutto come lo si dipinge oppure l’avidità di questi personaggi, abbinata all’idea di riuscire a farla franca, prende il sopravvento.

D’altro canto leggevo un articolo su Lettera43 che riassume le vicende degli ultimi giorni ed ho visto pubblicato lo schema di controllo degli appalti che avrebbe dovuto garantire la correttezza e la trasparenza degli stessi.

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Di fatto queste norme ostacolano solo chi lavora onestamente, come mi raccontava tempo fa un amico che doveva fare una fornitura di poche centinaia di Euro ad una scuola pubblica.

In un articolo di Maurizio Caprino avevo poi letto che Alfano ha tessuto le lodi del sistema italiano dei certificati antimafia per partecipare agli appalti pubblici. Se non fosse poi che sulle autostrade italiane il sistema ha mostrato più di una falla. Parliamo di cavalcavia e caselli realizzati dall’impresa Vuolo, guidata da persone interdette e responsabile di aver costruito opere con problemi di sicurezza.

In un altro articolo leggevo che Alfano garantisce che l’Expo sarà “Mafia free ed allora vien da pensare che avesse ragione Gian Valerio Lombardi, l’allora Prefetto di Milano quando nel 2010 affermò che: “a Milano ci sono singole famiglie mafiose ma la mafia non esiste.”

Ma, a prescindere dagli arresti degli ultimi giorni, come può Alfano garantire l’assenza della mafia dai lavori dell’Expo se poi allenta i controlli?

Soprattutto se poi consideriamo le profetiche parole del Prefetto di Milano, che a fine 2013 ha segnalato: “una tendenza che si sta delineando e sempre più consolidando di una penetrazione nei lavori Expo di imprese contigue, se non organiche alla criminalità organizzata.”

Ricordiamoci poi che il primo appalto per l’Expo era già stato oggetto di indagini. Il primo?

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Quindi oltre a Mafia,, appalti e corruzione, il sistema ha mostrato i suoi limiti da subito ed infatti ecco le perdite di tempo a litigare per le poltrone e per i premi, poi il pasticcio del Marchio Expo, i buchi di bilancio e l’ulteriore caos in merito alle vie d’acqua delle quali scrivevo nei giorni scorsi sul Gruppo FB:

Tornano le vie d’acqua, ma il titolo dell’articolo la dice lunga: Non saranno pronte per l’Expo!  E se non bastasse, mancano pure 120 milioni (su 160) per fare il tutto…

“Riecco le vie d’acqua. Viste e riviste. Modificate e attenuate. Ma rieccole. Il consiglio di amministrazione di Expo, che ieri si è riunito subito dopo l’assemblea dei soci, ha deciso di riprendere il progetto originario, interrando però i tratti in corrispondenza dei parchi Trenno, Pertini e del Deviatore Olona.”approfondisci QUI

E non dimentichiamoci che:

Non c’è più un’ora da perdere e sono vietati gli errori», ha ricordato il commissario unico Sala, ma …. quella della macchina dei lavori è una corsa contro il tempo. I progetti sono in ritardo, le metropolitane non verranno realizzate in tempo,  le vie d’acqua saranno terminate dopo il 2015.

E quindi alla luce di tutto questo mi chiedo come sia stato possibile che persone di peso, che fossero politici come imprenditori, intellettuali oppure artisti, non abbiano visto il sistema italia per quello che è, un colabrodo, dove impera l’illegalità, la corruzione come la concussione, lo spreco di risorse pubbliche, e via dicendo.

Sarebbe stato meglio battersi per ripulire il sistema, rifondarlo su basi etiche, di onestà e correttezza, piuttosto che farci arrivare al punto in cui siamo ora, a meno di un anno dall’inizio dell’Expo.

D’altro canto il mio pensiero da uomo della strada è stato espresso al meglio da Roberto La Pira che scriveva nel 2012:

Qualche lettore ci ha chiesto perché ilfattoalimentare.it non tratta il tema dell’Expo 2015. La riposta è semplice, non sapendo se inserire questo argomento nella sezione bufale o pubblicità ingannevole, abbiamo accantonato la questione. Il dilemma non è ancora stato risolto, ma visto che il soggetto continua a rimpallare sui media forse vale la pena spiegare il perché di tanto scetticismo.

Scrive Enrico Mentana (tratto dall’articolo su Vanity Fair):

Adesso gridano allo scandalo. Ma dove vivono? Ma tutte le inchieste delle varie procure d’Italia non le hanno seguite? E i mille articoli sulla corruzione in giro per consigli zonali, comunali, provinciali, regionali, giunte ed assessori di ogni ordine, grado e latitudine?

 

 

 

 

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