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Quando la Chiesa vietava messa e benedizione ai minatori morti, perchè…

Ieri stavo guardando la puntata del 24 aprile di TG-Storie ed in uno degli ultimi servizi (clicca e guarda dal 41° minuto) ho scoperto una vicenda della quale non conoscevo nulla che mi ha lasciato letteralmente basito. Rok è stata lapidaria ed il suo commento è riassunto in un: Infami.

Lo dico da non credente, la cosa mi ha veramente indignato e l’ho condivisa in due parole con il Gruppo FB e le prime risposte sono state di totale sconcerto ed incredulità.

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Nel corso della trasmissione è stato presentato un libro scritto su questa vicenda: La Messa negata, storia di vitti ‘na crozza.

Spiega l’autrice: Pochi sanno che quelle della canzone “Vitti na Crozza” sono strofe drammatiche, che riportano al mondo delle zolfatare ed ai minatori che morendo dentro le viscere della terra non erano degni di ricevere l’ultima benedizione in chiesa.

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Leggo poi in un articolo (Fonte) che:

il protagonista della canzone “Vitti na Crozza” è il teschio (crozza) di un minatore morto nelle zolfatare , ai cui resti mortali erano precluse, per volere della Chiesa, le onoranze funebri e perfino, come sottolineato nel testo, un semplice rintocco di campana.

Il teschio diviene il tramite, attraverso il racconto del proprio dramma, di una forte denuncia sociale  contro l’ostracismo  perpetrato  nei secoli  dalla Chiesa nei confronti dei minatori morti nelle zolfatare. 

Questa incivile usanza è cessata solo verso il 1940, grazie a Monsignore Aglialoro che per primo vi  si oppose  e scese nelle miniere  per benedire i resti umani sepolti per sempre nell’oscurità perenne delle viscere della terra.

 

 

 

 

Un commento su “Quando la Chiesa vietava messa e benedizione ai minatori morti, perchè…

  1. Poppea
    29 aprile 2016

    Vero infatti la crocca dice “ io passo senza tocco di campani”

I commenti sono chiusi.

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