È un espediente usato spesso nelle trame dei film e telefilm quando si vuole mostrare un tentativo di intrusione informatica: lasciare nelle vicinanze dell’azienda o della persona presa di mira delle chiavette USB che facciano da esca e poi attendere che il bersaglio le trovi e, mosso da curiosità, le infili in un computer, in modo che il malware contenuto nelle chiavette possa infettarlo e poi rubare dati o compiere altre nefandezze.
Ma questa storia delle chiavette è davvero credibile?
La gente è davvero così curiosa e ingenua?
Purtroppo sì: pochi giorni fa, al convegno statunitense BlackHat, Elie Bursztein di Google ha presentato i risultati di un esperimento nel quale quasi 300 chiavette USB sono state lasciate in giro nel campus della University of Illinois Urbana-Champaign.
Il 98% delle chiavette è stato raccolto (la prima solo sei minuti dopo il piazzamento) e il 45% è stato non solo inserito in un computer connesso a Internet, ma sfogliato cliccando sui suoi file…..
lettura interessante che puoi continuare qui: Sì, le chiavette USB lasciate in giro come esca funzionano | Il Disinformatico