Ma allora dove sono finiti i bei giochi di una volta?» si chiede Stefano Bartezzaghi nel suo nuovo libro, La ludoteca di Babele.
Sempre più assillato dai ritmi frenetici, sempre più facilitato grazie al web e agli smartphone nel conoscere e comunicare le novità provenienti da ogni singolo angolo del mondo, l’uomo moderno ha infatti mutato radicalmente il suo rapporto col gioco, cambiando le modalità e il tempo di fruizione.
Con acume Bartezzaghi offre un’indagine a tutto tondo sulle caratteristiche dell’homo ludens odierno, nelle cui giornate spesso si infiltrano numerosi elementi ludici: giochi mercificati, spesso immateriali, ma anche giochi di parole sui tormentoni tv, parole di plastica, canzonette, jingle, video-ninnoli sciocchi ma catturanti, post scherzosi, stupidaggini audio e video «virali» da scambiare con gli amici.
Bartezzaghi non offre solo il quadro delle nuove modalità del gioco, specchio di uno stile di vita frivolo, ma indaga anche i pericoli ben più gravi in cui si può cadere, come la ludopatia, la derealizzazione o l’assuefazione alla violenza dilagante nei videogiochi.