Pubblico l’inizio di un articolo letto su 27esimaora e che puoi leggere integralmente cliccando sul link in calce, perchè mi ha fatto tornare alla mente un’intervista sentita ieri in televisione.
La giornalista stava parlando con alcuni ragazzi, “amici” e coetanei di Naomi ed una ragazza affermava che “si vedeva che lui era innamorato pazzo di lei” … aggiungendo poi (vado a memoria) che “…non c’era niente di strano, si, sapevo di qualche schiaffo, ma niente di che…”
E quindi se per una 16enne prendere qualche schiaffo dal ragazzo con cui esce è normalità, tutto si spiega.
In ogni caso, come proseguono poi nell’articolo: “nessuno si fa troppe domande…” ed anche in questo caso appare evidente quello che molti non tengono in considerazione ovvero che i cosiddetti amici di Facebook, sono e restano solo dei contatti, dei guardoni che osservano la tua vita della quale, peraltro non gli frega niente.
Forse sarebbe il caso di tornare sui vostri passi e trovare gli Amici, quelli veri, che se li chiami arrivano senza chiedere niente. Quelli che ti ascoltano, ti supportano, si incazzano, se è il caso. E soprattutto che non restano, tanto più quando ti succede qualche cosa di brutto.
Io sono più vecchio dei ragazzi di oggi, certo, però Amici così li ho e vi garantisco che Fanno la differenza nella mia vita.
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Come tutte le sedicenni, Noemi aveva un confidente: Facebook.
Così, forse, sarebbe bastato porsi qualche domanda in più, leggendo quella poesia rilanciata sul suo profilo in un post del 23 agosto, appena undici giorni prima d’essere lapidata in mezzo agli ulivi e i muri a secco della campagna leccese: «Non è amore se ti fa male/ non è amore se ti controlla/ non è amore se ti picchia/ non è amore se ti umilia…», un grido di dolore di tutte le donne violate e abusate dai loro uomini infami.
Fonte & lettura integrale: Noemi Durini, il fidanzato assassino e Facebook come confidente – Corriere.it
Resta il fatto che lo Stato non riesce a proteggere i cittadini, neanche se si fanno avanti e denunciano dopo di che ci sarebbe da ragionare anche su quei genitori che negano l’evidenza, preferiscono non vedere i segnali e proteggono i figli “a prescindere”.
Cosa questa che mi ha portato ad una forte discussione con mia madre, che di fatto giustificava una madre che difendeva il figlio, brutale assassino, perchè “poverino, è suo figlio”. Poverina è la vittima che peraltro ha una madre che soffre.
Per quel che mi riguarda sono in linea con quei genitori che hanno denunciato il figlio, pirata della strada, che ha ucciso una persona e poi ha cercato di nascondere le tracce.
Un libro: Questo amore fa male. Come salvarsi dalle relazioni distruttive e tornare a vivere